sguardo a nord

Casa, dolce casa (bis)

Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2020 in Svizzera le abitazioni erano occupate in questo modo: per il 57,8% da inquilini, per il 36,2% da proprietari, per il 2,8% da soci di cooperative e infine per il 3,1% da altre tipologie di locatari. Siamo e restiamo un popolo di affittuari. Quante volte abbiamo letto e sentito questa frase? Eppure le leggi continuano a penalizzare la maggioranza. Tutti sanno che gli aumenti energetici presto ci colpiranno duramente, eppure il Consiglio federale non sta prendendo misure per proteggere i più deboli, per esempio tramite sussidi per le fasce di reddito più basse. I proprietari possono correre al riparo scegliendo riscaldamenti ecologici e/o sostenibili (che alla lunga consentono anche di risparmiare), chi invece vive in affitto non ha nessuna voce in capitolo e deve limitarsi a pagare (o, nei casi in cui il riscaldamento viene rinnovato, rischiare un’estromissione per far posto a coloro che sono in grado di pagare di più). Se al momento gli inquilini sono messi male, in futuro potranno essere messi anche peggio. A partire dal prossimo autunno, il Parlamento presenterà due pacchetti di iniziative, in momenti diversi per passare in sordina e obbligare gli oppositori a organizzare due referendum separati. Il primo pacchetto mira a indebolire i diritti nella questione dei subaffitti e a facilitare gli sfratti dovuti al fabbisogno proprio da parte dei proprietari. Il secondo punta invece a introdurre più elementi di mercato nel diritto immobiliare consentendo l’(ulteriore) innalzamento dei prezzi e frenando al contempo le possibilità di difesa di chi è in affitto, che già sono minime. Per chi abita a Zurigo – conosciuta insieme a Ginevra per le sue pigioni stellari – nei prossimi mesi la situazione potrebbe addirittura peggiorare. In una città dove gli appartamenti sfitti ammontano a un ridicolo 0,17%, sta per riversarsi sul mercato una nuova ondata di inquilini in più. Si tratta dei 2’000 ucraini che al momento si trovano alloggiati presso privati e che, avendo superato il periodo massimo di tre mesi, secondo l’Organizzazione per l’asilo di Zurigo presto dovranno cercarsi una nuova dimora. Chi non ha trovato lavoro e dipende dai sussidi sarà obbligato per legge a cercare casa all’interno del comune di residenza. E per queste persone la città ha fissato un tetto massimo di 1’200 franchi per i singoli e 1’500 franchi per le coppie. Praticamente come cercare un distributore di ghiaccioli nel Sahara. Se è vero, come sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che anche in Svizzera vige il diritto all’abitazione, ci si chiede per quanto tempo ancora gli speculatori potranno giocare con la vita delle persone. Nella città sulla Limmat, dove in centro pullulano interi palazzi pieni di uffici deserti, presto i rifugiati entreranno in competizione con chi da anni lotta per trovare un tetto sulla testa. Se gli inquilini sono la maggioranza, allora che si facciano sentire alle urne. È il bello della democrazia.

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