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L’effetto che fa

A volte basta poco per rinfrescare la memoria e riscoprire un patrimonio sulla porta di casa. Nel nostro Cantone capita anche prendendo l’autostrada. L’opera degli anni 60-80 è stata curata da Rino Tami, definito dall’Università della Svizzera italiana (Usi) il "padre fondatore dell’architettura contemporanea in Ticino". In armonia con il luogo, quasi fosse partorita da madre natura per mano del creatore. Dalla grande scala dei tracciati, dei ponti, dei portali, sino alla piccola scala di pensiline, panche e tavoli delle aree di sosta. Ricamata da un folto strato di vegetazione, portali che celebrano la montagna, viadotti e cavalcavia affrancati alla terra attraverso eleganti piedistalli. Tutto rigorosamente di cemento armato a vista. Un’opera che contribuisce ad affermare il Ticino quale terra d’artisti. Parte di uno stile d’architettura riconosciuto a livello mondiale, a cui vengono dedicate mostre, opere e volumi tra cui "Rino Tami, Opera completa" pubblicato dall’Accademia d’architettura dell’Usi.

Purtroppo, basta una pausa per scoprire come le aree di sosta autostradali siano state brutalizzate: nuove porte e finestre in metallo rosse o gialle, lattoneria del tetto in acciaio, dettagli costruttivi grossolani. Pensilina, tavoli e panche originali, prima di cemento a vista, ora tinteggiate di rosso o giallo, grigio e nero. Un lavoro eseguito senza criterio né rispetto per l’opera. L’immagine di questo orrendo "rinnovo", l’incapacità di riconoscere il valore dell’opera e la miopia riguardo a un tale patrimonio trasmette un fastidio insopportabile.

I lavori di risanamento e la manutenzione di questi generi d’opera vanno condotti con il massimo rispetto. Invece un importante tassello della nostra architettura moderna è stato maltrattato con spregiudicata noncuranza. Alla pari di qualsiasi vandalo armato di bomboletta spray. E per giunta nell’indifferenza generale. Nel documento "La tutela del Moderno nel Cantone Ticino" edito e pubblicato dall’Uffico dei beni culturali cantonale, l’opera autostradale è spiegata come "pionieristica di valore assoluto". In "Rino Tami Opera completa" più pagine sono dedicate alle aree di sosta autostradali. Ed è ancora l’Accademia di architettura dell’Usi che nel documento "Progetto e territorio", nel capitolo "Rino Tami e l’autostrada come opera d’arte", mostra ad esempio il padiglione tipo per le aree di servizio.

Alla luce di tutto ciò e dello scempio osservato alle aree di sosta del Tami mi chiedo dove sia stata l’autorità preposta a vigilare sul nostro patrimonio quando questi lavori sono stati pianificati ed eseguiti. Perché non è stato interpellato un professionista dotato di scrupolo, coscienza e conoscenza del patrimonio? Per capire la gravità di quanto fatto basti pensare alla Biblioteca cantonale di Lugano, immersa nel Parco Ciani. Un immobile che è patrimonio della nostra architettura. Possiamo immaginare che le finestre siano sostitute con serramenti gialli luccicanti e che le pareti in cemento armato a vista vengano imbrattate con vernici di color rosso, giallo, nero e grigio? A piacimento e senza criterio alcuno? Così tanto per "vedere di nascosto l’effetto che fa".

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