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Ex Macello - L’arbitrio del Municipio continua

(Ti-Press)

Mi ero quasi dimenticato di sdegno, tristezza e anche timore che avevo provato dopo la distruzione arbitraria, quella tragica notte, dell’ex Macello. I resoconti di stampa a un anno di distanza mi hanno fatto ribollire le busecche, per usare un’espressione cara a un Consigliere di Stato quando parla di code di traffico dei frontalieri e dei pendolari locali.

Siamo ancora in attesa della decisione della Corte dei reclami penali che ha tutti gli elementi giuridici per decidere in modo diverso rispetto all’abbandono da parte del Ministero pubblico. Vedremo. Rammentiamo che l’ossatura della decisione di abbandono, senz’altro in buona fede, consisteva nella pretesa che vi sarebbe stato un pasticcio comunicativo tra Polizia e Municipio. È un’ipotesi altamente improbabile, oltre che al limite dell’incredibile, ma è molto suggestiva per tentare di assolvere tutti individuando lo stretto pertugio dell’equivoco comunicativo. Altro che cammello nella cruna dell’ago!

Oggi si aggiunge tuttavia un nuovo capitolo nelle motivazioni addotte in quello che dovrebbe essere un dibattito giuridico, ma che di diritto non ha nulla, perlomeno nel senso dello Stato di diritto. Leggevo in effetti negli scorsi giorni, su questo giornale, che il sindaco Foletti avrebbe dichiarato che, essendo passata in giudicato la decisione di sfratto per l’ex Macello e addirittura avendo usato, aggiungo io per anni e alla luce del sole, una parte dell’immobile che non era compresa nella convenzione stipulata tra le parti, gli oggetti che ivi si trovavano hanno potuto, a giusta ragione secondo il sindaco, essere distrutti e quindi azzerati di valore per i legittimi proprietari.

In Ticino vi sono oltre 800 avvocati e chi sa quanti giuristi non iscritti all’albo. Ci sono poi molte persone che hanno buone conoscenze di diritto della locazione. Per questo penso che l’argomento sollevato dal sindaco avrebbe dovuto suscitare una certa reazione tra gli addetti ai lavori. E invece no: silenzio! Tuttavia si può facilmente affermare che non si è mai visto che uno sfratto, e purtroppo in Ticino ve ne sono non pochi, dove la Polizia che dà manforte a questa decisione giudiziaria, o addirittura il proprietario, si possano ritenere autorizzati a distruggere gli oggetti contenuti nell’appartamento occupato effettivamente in modo abusivo. Davvero siamo alla barbarie giuridica con questo tipo di argomentazioni e spero vivamente di aver capito male.

Fino a prova del contrario, chi distrugge un oggetto, se intenzionalmente, commette reato di danneggiamento, se per negligenza, ne deve risarcire il valore al momento della distruzione. Questo è un principio cardine del nostro Stato di diritto, che pone la tutela della proprietà privata come pilastro di funzionamento della nostra società. Insomma si ha ora un sequel di quel tipo di argomentazioni già sentite con l’arbitraria distruzione dell’ex Macello. Ricordate? Ci hanno detto che era per impedire che i manifestanti salissero sul tetto e che lo stesso crollasse; anche se vi erano così tanti poliziotti da poter piantonare per giorni lo stabile e permettere l’asportazione dei beni degli inquilini sebbene abusivi!

Chissà quale scusa si inventeranno questa volta. Speriamo che non ci sia qualche giudice che li ascolti, altrimenti sarà la perpetuazione di una mentalità di abuso del diritto iniziata quella triste notte.
C’è davvero da aver paura!

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