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Comunisti e agricoltura: il vero rossoverde

Le mancate precipitazioni esplicitano le difficoltà di un settore primario allertato da siccità, mancanza di riserve idriche, malattie ecc.
Elementi che si aggiungono alla lista di sfide tanto naturali come l’aumento del grande predatore, quanto artificiali come le lacune di un mercato incapace di valorizzare il bene che queste persone producono.
Dalla serie di conferenze sulla sovranità alimentare – promossa direttamente da attori del settore assieme alla deputata uscente Lea Ferrari – emergono alcuni spunti come una produzione maggiormente diversificata, l’ottimizzazione delle risorse attraverso cicli chiusi o la scelta di varietà adatte al clima.
Al di là delle misure per questo problema specifico tengo a scrivere che, in ogni caso, soltanto una profonda considerazione di questa fascia produttiva potrà sortire degli effetti condivisi e dunque resilienti.
A dimostrazione di tale impegno da parte del Partito Comunista, questa legislatura si corona con l’ottenimento di vittorie come l’inserimento della sovranità alimentare nella Costituzione e l’aumento di contributi ai viticoltori e la presentazione di atti come la creazione di un banco alimentare cantonale, l’istituzione di un fondo di ricerca per affrontare i cambiamenti climatici o di una «scuola di pastorizia» in Valle di Blenio.
I comunisti si rimettono a disposizione per continuare a difendere i diritti sociali di contadine e contadini, sapendoli coniugare alle legittime rivendicazioni di chi tiene a consumare alimenti più sani e rispettosi dell’ambiente.
Invito dunque a votare lista 5 per un’opposizione propositiva che – al cospetto di proposte dipinte di rossoverde come un razionamento o un anti-specismo di parte – sappia unire coerentemente le sfide climatiche ai diritti sociali.

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