Koizumi apre all'opzione per rafforzare le difese; la mossa segue l'annuncio USA sulla Corea del Sud e solleva questioni costituzionali
La dichiarazione arriva all'indomani dell'annuncio del presidente statunitense Donald Trump, secondo cui Washington avrebbe autorizzato la Corea del Sud a costruire un sottomarino nucleare in un cantiere navale di Filadelfia - un passo che permetterebbe a Seoul di entrare nel ristretto club dei sei Paesi che già dispongono di questa tecnologia: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia, Cina e India. Koizumi, nominato ministro della Difesa nel governo guidato da Sanae Takaichi la scorsa settimana, aveva già accennato a questa apertura nella sua prima conferenza stampa, rispondendo a una domanda specifica sulla propulsione atomica per i sottomarini.
Il ministro ha sottolineato inoltre l'importanza della cooperazione di sicurezza con Seul, definendo la Corea del Sud "un vicino e partner fondamentale con cui collaborare di fronte alle sfide internazionali", e ha richiamato l'attenzione sulla necessità di rafforzare la cooperazione a tre con gli Stati Uniti, alla luce dei recenti lanci missilistici da parte della Corea del Nord. L'ipotesi di sottomarini nucleari, tuttavia, solleva interrogativi di natura costituzionale: secondo i critici, lo sviluppo di tale tecnologia potrebbe contraddire i limiti imposti dall'articolo 9 della Costituzione giapponese, che vincola le forze armate a un ruolo strettamente difensivo e vieta il possesso di armi offensive. Sebbene la propulsione nucleare non implichi necessariamente armamento atomico, la sua introduzione segnerebbe comunque una svolta strategica per Tokyo, finora fedele a una dottrina di difesa convenzionale e non nucleare.
Il dibattito, dicono gli analisti, è destinato a intensificarsi nei prossimi mesi, alla luce delle crescenti pressioni cui il Giappone è sottoposto da parte dell'alleato statunitense.