Estero

Keir Starmer riorganizza il governo per affrontare la crisi di consensi

Il premier britannico avvia un mini rimpasto, commissariando il Tesoro e promuovendo nuove figure chiave

1 settembre 2025
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Un mini rimpasto al cuore del governo per cercare di uscire dal buco nero di una grave crisi di consensi maturata già nel primo anno al potere.

E' lo scossone che il premier laburista britannico Keir Starmer ha fatto coincidere con la ripresa di settembre dell'attività parlamentare di Westminster dopo una lunga pausa estiva segnata da nuove cattive notizie sul fronte dell'economia del Regno e da nuove fibrillazioni sulla cosiddetta "emergenza immigrazione": dossier oggetto di tensioni politiche e proteste di piazza sull'isola, a dispetto dei tentativi di sir Keir d'inseguire la linea dura sulla stretta ai confini promessa (invano) da conservatori fin da dopo la Brexit.

L'iniziativa del primo ministro, premessa di ulteriori rimpasti che secondo i media potrebbero arrivare a breve o medio termine, si è abbattuta in particolare sul Tesoro. Quasi a voler commissariare la contestata cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, presa di mira per i risultati economici deludenti ottenuti sin qui dal Labour dopo il ritorno a Downing Street seguito alle elezioni del luglio 2024; e attesa il mese prossimo alla Camera dei Comuni dalla presentazione di una manovra finanziaria ad alto rischio - fra indebitamento pubblico record, inflazione in ripresa, crescita asfittica e timori di nuove tasse - che potrebbe rappresentare il suo canto del cigno.

Approfittando delle dimissioni di un'alta funzionaria chiave a Number 10, la terza in pochi mesi, l'ex manager della sanità Nin Pandit, Starmer ha provveduto a promuovere nel suo cerchio magico una figura politica emergente come il 38enne Darren Jones, lib-lab più liberale che laburista in senso tradizionale e già numero due della Reeves, nell'inedito incarico di chief secretary dell'ufficio del premier: sorta di vicepremier de facto incaricato di coordinare il rilancio di tutte le priorità della agenda politica ed economica del gabinetto. Mentre ruoli di rilievo sono stati assegnati fra gli altri all'accademica Minouche Shafik, ex preside della London School of Economics e della Columbia University, nominata super consulente economica, e al guru Tim Allen, che torna a Downing Street 20 anni dopo aver fatto parte del team di pr dell'ormai impopolare Tony Blair, in veste di direttore delle comunicazioni: per provare a restituire a sir Keir un minimo di controllo della narrazione pubblica.

E' l'inizio di "una fase due", ha poi spiegato Starmer in un filo diretto radiofonico con la Bbc, assicurando che è venuto il tempo di "attuare le promesse". Non senza scaricare "la legittima frustrazione" della gente sulle difficoltà ereditate dalle precedenti amministrazioni Tory. Frustrazione che in ogni caso continua per ora a favorire nei sondaggi la rampante nuova destra trumpiana di Reform Uk di Nigel Farage. Partito secondo il quale il rimpasto odierno suggella solo "la disperazione di un Labour agonizzante" dopo "i fallimenti" sul contrasto degli sbarchi di migranti attraverso la Manica. Nonostante i tentativi del primo ministro di barcamenarsi fra le accuse di "allarmismo" scagliate contro Reform e Tories, e la rincorsa ai loro slogan sull'impegno a "svuotare gli hotel" che ospitano i richiedenti asilo.

Il tutto mentre sul partito di governo, dopo tanti proclami di moralizzazione della vita pubblica, pesa pure l'ombra di qualche scandalo, vero o presunto: ultimo quello che ha investito la vicepremier de iure, Angela Rayner, alternativa sulla carta più progressista rispetto al moderato e paludato Starmer, 'rea' d'aver spostato ad arte la sua residenza dalla natia Manchester alla benestante contea del Sussex per aggirare il fisco sull'acquisto di una casa sul mare del valore di quasi un milione di euro. Stratagemma del tutto legale, l'ha difesa oggi il premier, elogiandola come una figlia della working class simbolo di successo. Ma che non può non alimentare - e non solo sui tabloid destrorsi - denunce a raffica d'ipocrisia.