L'ex presidente accusato di aver orchestrato un piano per impedire l'insediamento di Lula, rischia oltre 40 anni di carcere
Si apre martedì davanti alla Corte suprema brasiliana il processo più delicato della storia recente del Paese sudamericano, quello a Jair Bolsonaro, presidente dal 2019 al 2022 e leader della destra, accusato di essere il principale regista della trama golpista che mirava a impedire l'insediamento del suo successore, Luiz Inácio Lula da Silva, vincitore delle elezioni dell'ottobre 2022.
Insieme a Bolsonaro compariranno altri sette imputati, indicati dalla Procura generale come il "nucleo 1", ossia il vertice della presunta organizzazione criminale armata.
Secondo l'accusa, Bolsonaro non si sarebbe limitato a ispirare, ma avrebbe coordinato le azioni che portarono alla minaccia di rottura dell'ordine democratico, culminata l'8 gennaio 2023 con l'assalto alle sedi istituzionali di Brasilia da parte di migliaia di suoi sostenitori.
Per la Procura l'ex presidente è il "principale organizzatore, il maggior beneficiario e l'autore" del piano. Le imputazioni vanno dall'organizzazione criminale armata alla tentata abolizione violenta dello Stato democratico di diritto, fino al reato di colpo di Stato. Se condannato per tutti i capi d'accusa, rischia oltre 40 anni di carcere.
Tra i coimputati figurano sette stretti collaboratori di Bolsonaro: gli ex ministri della Giustizia Anderson Torres e della Difesa Paulo Sérgio Nogueira, l'allora capo del Gabinetto di sicurezza istituzionale, generale Augusto Heleno, l'ex capo della Casa Civil e candidato vicepresidente nel 2022, generale Braga Netto (ai domiciliari dallo scorso dicembre), l'allora comandante della Marina Almir Garnier, l'ex direttore dell'Agenzia di intelligence Abin Alexandre Ramagem e Mauro Cid, aiutante di campo di Bolsonaro all'epoca dei fatti e oggi collaboratore di giustizia.
Le udienze si terranno tra il 2 e il 12 settembre in cinque sessioni, davanti ai giudici della Corte suprema Cristiano Zanin, Cármen Lúcia, Luiz Fux, Alexandre de Moraes e Flávio Dino e, in caso di condanna, oltre alle pene detentive, potranno scattare anche sanzioni civili e amministrative, come la perdita dei diritti politici.
Il processo avrà un rilievo giuridico inedito: due dei reati contestati - l'abolizione violenta dello Stato democratico di diritto e il colpo di Stato - sono stati introdotti nel codice penale soltanto nel 2021, durante il governo Bolsonaro, e finora applicati in modo limitato.
La difesa respinge le accuse, sostenendo che i fatti non rientrino nei nuovi tipi penali e che manchino prove dirette. A loro dire, le cosiddette "minute golpiste" sarebbero semplici bozze legali, mentre le critiche alle urne elettroniche rientrerebbero nella libertà di opinione.
Massime le misure di sicurezza: la piazza dei Tre Poteri sarà blindata con controlli e divieto di accampamenti, dopo i tentativi di protesta di deputati bolsonaristi nelle scorse settimane.
Il leader di destra, a cui l'Economist ha dedicato la sua copertina questa settimana, definendolo "il Trump dei tropici", attende il processo agli arresti domiciliari, piantonato dalla polizia, per sventare qualsiasi pericolo di fuga. L'amministrazione di Washington ha messo sotto pressione il governo di Brasilia e i giudici della Corte suprema, con dazi, ammonizioni e revoche dei visti, ma il presidente progressista Lula ha ribadito più volte che non cederà alle minacce.