Estero

Londra frena sul riconoscimento della Palestina nonostante la spinta francese

Il governo britannico resta cauto, mentre cresce la pressione interna e internazionale per un'azione decisa

25 luglio 2025
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Il governo laburista britannico del moderato Keir Starmer resta per ora cauto su un riconoscimento formale dello Stato palestinese dopo la decisione della Francia di Emmanuel Macron - atteso oggi da una call a tre con lo stesso Starmer e con il cancelliere tedesco Merz dedicata all'emergenza Gaza - di rompere gli indugi e annunciare questo passo in occasione dell'assemblea ONU di settembre.

Interpellato oggi al riguardo, uno dei membri senior del gabinetto, il ministro della Scienza, Peter Kyle, ha assicurato che Londra resta impegnata a riconoscere la Palestina. Ma non si è sbilanciato su alcuna scadenza temporale, rinviandolo a quando "saranno raggiunte le condizioni della statalità".

Kyle ha poi precisato alla BBC che la chiamata odierna a tre con Macron e Merz, promossa ieri da Starmer, sarà focalizzata "sull'emergenza" attuale nella Striscia di Gaza: per fare un punto sulle misure che i tre Paesi europei del cosiddetto forum E3 potranno cercare di prendere contro "la fame e i massacri" denunciati dallo stesso primo ministro.

Ieri sir Keir si è limitato da parte sua, a proposito del riconoscimento, a evidenziare il diritto dei palestinesi a un futuro Stato sia "inalienabile". Per poi invocare il cessate il fuoco come precondizione per mettersi "sulla via di un riconoscimento" fondato sul principio dei due Stati e sulla "sicurezza di israeliani e palestinesi".

Secondo i media, tuttavia, non mancano le pressioni di alcuni ministri per un'accelerazione alla Macron. Mentre il Labour rischia di pagare dazio in termini di consenso, sullo sfondo dello sdegno sempre più diffuso nel Regno per quanto accade a Gaza. E della nascita appena annunciata alla sua sinistra di un partito pacifista e socialista co-presieduto (sotto lo slogan "Your Party", che non sarà tuttavia il nome della formazione) da due fuoriusciti come l'ex leader 76enne Jeremy Corbyn e la giovane deputata 31enne di radici familiari pachistane musulmane Zarah Sultana: entrambi in prima fila nel sostegno alla causa palestinese e nella denuncia dei "crimini" attribuiti a Israele.