Caminando Fronteras denuncia la rotta atlantica come la più letale e chiede più mezzi di soccorso
Sono almeno 1'865 le persone provenienti da 22 paesi morte fra gennaio e maggio di quest'anno nel tentativo di raggiungere le coste spagnole, alla frontiera sud dell'Unione europea. A denunciare la "strage infinita" è l'organizzazione non governativa Caminando Fronteras, secondo cui è ancora la rotta atlantica, dalle coste del Nordafrica all'arcipelago delle Canarie, la più letale, dove nei primi cinque mesi dell'anno si è registrata la morte di 1'482 migranti, di cui 112 donne e 342 bambini.
Nel presentare oggi il rapporto, Helena Maleno, direttrice dell'organizzazione che svolge un ruolo cruciale nel monitoraggio e nella denuncia delle violazioni dei diritti umani alle frontiere, in contatto diretto con le famiglie dei migranti "desaparecidos" nelle traversate e le comunità migranti, ha definito le stragi in mare, soprattutto di minorenni, "un fallimento per qualsiasi paese democratico".
"Oltre 300 bambini hanno perso la vita in questi viaggi", spesso stigmatizzati e criminalizzati, ha evidenziato Maleno, che ha denunciato "la mancanza di mezzi" di soccorso, in particolare di quelli aerei.
L'ONG, che incrocia informazioni con i servizi di soccorso marittimi e terrestri e ha un telefono di soccorso attivo 24 ore su 24, ha lanciato l'allarme sulla scomparsa di 38 imbarcazioni con tutti i loro occupanti a bordo, salpate soprattutto dalla Mauritania verso le isole Canarie, lasciando "un terribile vuoto nelle famiglie e comunità".
Oltre alla rotta atlantica, quella algerina ha registrato 328 decessi, mentre 52 persone hanno perso la vita nello Stretto di Gibilterra, fra le coste del Nordafrica e la penisola iberica, e tre persone nel Mare di Alborán, la parte più occidentale del Mediterraneo a est dello Stretto. Gennaio e febbraio sono stati i mesi più mortali, rispettivamente con 767 e 618 vittime, secondo il dossier.
Secondo Maleno, la metà di queste tragedie - il 47% - "avrebbe potuto essere evitato" se i mezzi fossero stati adeguati. L'ONG rivendica politiche focalizzate sulla protezione dei diritti umani e non solo sul controllo migratorio, evidenziando come il cambiamento climatico e l'aumento dei conflitti siano le cause principali delle migrazioni forzate.