Christian Schmidt sottolinea la necessità di emendamenti costituzionali per garantire l'integrità territoriale e l'integrazione europea
L'importanza di rispettare i principii contenuti nell'accordo di Dayton, che 30 anni fa consentì di porre fine alla guerra di Bosnia, è stato sottolineato dall'Alto rappresentante internazionale per la Bosnia-Erzegovina Christian Schmidt, intervenuto alla sessione primaverile dell'Assemblea parlamentare della Nato in corso in questi giorni proprio a Dayton, e che ha tra i temi in esame l'anniversario delle intese raggiunte in tale località dell'Ohio tra i rappresentanti delle fazioni protagoniste del conflitto armato. Sottolineando il coraggio e la perseveranza dei negoziatori che nel 1995 riuscirono a raggiungere un compromesso e a riunire allo stesso tavolo coloro che si erano combattuti per anni attraverso immani sofferenze, Schmidt ha ribadito il suo forte impegno a favore dell'attuazione dell'accordo di Dayton e per il mantenimento dell'integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina. E si è riferito a questo riguardo alla "crisi politica causata da alcuni individui irresponsabili di una delle due entità (la Republika Srpska, ndr), ma non certo dell'intera entità. Hanno intrapreso azioni politiche e legali che rappresentano un attacco all'ordine costituzionale della Bosnia-Erzegovina e agli accordi di pace di Dayton", ha affermato Schmidt con chiaro riferimento in primis a Milorad Dodik, il leader nazionalista serbo-bosniaco e presidente della Republika Srpska. L'Alto rappresentante ha parlato al tempo stesso della necessità di votare emendamenti alla costituzione della Bosnia-Erzegovina, nel campo in particolare della legge elettorale. E ciò da una parte per garantire una elezione maggiormente rappresentativa del membro croato della presidenza tripartita (che attualmente viene eletto con i voti anche dei bosgnacchi musulmani), e dall'altra per evitare discriminazioni etniche in fase di candidature alla presidenza. Esponenti che non appartengano ai tre popoli costitutivi - bosgnacchi, serbi e croati - non possono infatti candidarsi alla presidenza, come è il caso di rom e ebrei. "Questo non è una buona preparazione all'integrazione europea", ha osservato Schmidt. "Se non consideriamo la struttura multietnica della Bosnia-Erzegovina non avremo successo a lungo termine", ha aggiunto Schmidt, per il quale "è molto difficile spiegare il funzionamento della Bosnia-Erzegovina alle persone al di fuori dei Balcani occidentali".
Alla riunione Nato di Dayton, che si concluderà il 26 maggio, partecipano i tre componenti della presidenza bosniaca e i ministri degli Esteri di Serbia e Croazia. L'accordo che pose fine alla guerra di Bosnia fu messo a punto e parafato nel novembre 1995 a Dayton, e firmato il 14 dicembre successivo a Parigi.