Il presidente si concentra su dazi e colloqui di pace, ma i sondaggi lo vedono in calo
Il traguardo dei primi 100 giorni è ormai alla porte. Al 29 aprile mancano solo pochi giorni: il presidente statunitense Donald Trump si regalerà un comizio stile elettorale per spegnere le candeline e fare il bilancio dei suoi successi. Finora però non sembra essere riuscito a convincere l'opinione pubblica, come testimoniano i sondaggi che lo indicano come il meno amato della storia.
Rilevazioni che non lo scuotono, tanto che, come rivelano alcuni funzionari all'agenzia di stampa britannica Reuters, sta già lavorando a "nuovi siluri" dei prossimi 100 giorni.
Guardando avanti il presidente intende concentrarsi più attivamente sui colloqui di pace e sulle trattative per gli accordi sui dazi in vista di luglio, quando scadranno i 90 giorni di pausa concessi sulle tariffe reciproche.
La posta in gioco è alta: l'entrata in vigore dei dazi annunciata il 2 aprile, il "giorno della liberazione", rischia di avere un impatto economico devastante per gli Stati Uniti, come Wall Street ha cercato a suon di cali consistenti di far capire all'inquilino della Casa Bianca. I negoziati con l'Unione europea appaiono in salita e quelli con la Cina devono, almeno formalmente, ancora iniziare, lasciando intravedere mesi di febbrili manovre per rimuovere l'incertezza e le nubi di recessione che si stanno addensando sull'economia.
Al dossier commerciale si aggiunge quello dei colloqui di pace per l'Ucraina e per Gaza. Mentre le trattative con l'Iran sul nucleare sembrano progredire, sulle tensioni fra Israele e Gaza la situazione appare in stallo, con i contatti fra Washington e Teheran che rischiano di rappresentare un ostacolo con il premier israeliano Benjamin Netanyahu.
Gli sforzi della Casa Bianca sono concentrati in queste settimane sull'Ucraina, anche se al momento la pace resta ancora lontana. Trump aveva promesso durante la campagna elettorale di risolvere la guerra in 24 ore, per poi essere costretto a identificare in sei mesi un arco temporale "realistico". L'incontro fra il presidente e Volodymyr Zelensky a San Pietro, a margine del funerale di papa Francesco, lascia ben sperare, ma i prossimi giorni saranno cruciali, come ha detto il segretario di stato Marco Rubio, per "determinare se tutte e due le parti vogliono la pace".
Trump agli americani presenta come promessa mantenuta nei primi 100 giorni quella di aver domato l'emergenza dei profughi. Gli arrivi al confine con il Messico sono crollati e le deportazioni di migranti senza documenti sono in aumento, anche se l'obiettivo di un milione di espulsioni in un anno appare irraggiungibile. I successi sull'immigrazione sono stati ottenuti non senza polemiche: le deportazioni sono state infatti accompagnate da una lunga serie di azioni legali, le ultime in ordine temporale riguardanti tre cittadini americani minorenni inviati in Honduras insieme alle loro madri.
Il presidente rivendica come successo anche il Dipartimento per l'efficienza del governo dell'imprenditore multimiliardario Elon Musk. Il Doge continua alacremente a lavorare per ridurre i costi dell'esecutivo, anche se gli iniziali risparmi sono stati mangiati dai costi per i migliaia di licenziamenti effettuati. In vista dell'uscita di Musk dalla cerchia del governo, l'amministrazione di Trump si sta muovendo per rafforzare il controllo sulle assunzioni privilegiando chi è "fedele alla legge e alle politiche del presidente". Anche il Doge, di cui Trump è orgoglioso, si è attirato decine di cause per i suoi tagli ritenuti indiscriminati.
Fra la stretta sui profughi ritenuta eccessiva e l'azione di Musk, oltre che per i timori di una recessione causata dai dazi, il presidente è in forte calo nei sondaggi. Per l'agenzia di stampa statunitense Associated Press, quattro americani su dieci lo ritengono un presidente "terribile". Per il quotidiano The Washington Post e l'emittente televisiva CNN il suo tasso di approvazione è il più basso della storia per i primi giorni di una presidenza (rispettivamente al 39% e al 41%).
Valutazioni che non sembrano preoccupare Trump: in una Casa Bianca ben più stabile rispetto al caos del primo mandato - fatta eccezione per le vicende del segretario alla difesa Pete Hegseth - il presidente tira dritto e guarda avanti, sognando forse anche un terzo mandato nel 2028, come indicato anche dai cappellini in vendita sul suo sito.