Tokyo cerca esenzioni dai dazi USA senza compromettere i legami commerciali con Pechino
Il Giappone si opporrebbe ad un'eventuale richiesta degli Stati Uniti di creare un blocco economico allineato contro la Cina, a causa dell'importanza dei legami commerciali di Tokyo con Pechino. È quanto riferito da alcuni funzionari governativi nipponici all'agenzia Bloomberg, nell'ambito dei negoziati in corso di svolgimento, nel tentativo di ottenere qualsiasi forma di esenzione dai dazi introdotti dal presidente statunitense Donald Trump, in primo luogo sul mercato delle auto.
Secondo le fonti, il governo di Tokyo sta spingendo per trovare un accordo prima che scada l'attuale pausa di 90 giorni per le tariffe, con l'obiettivo di finalizzare un'intesa in occasione del vertice del G7 previsto a giugno in Canada. A tal riguardo, riferisce l'agenzia, il Giappone non intende essere coinvolto in "alcuna manovra degli Stati Uniti per massimizzare la pressione commerciale sulla Cina", limitando la propria interazione economica con Pechino, che rimane il principale partner commerciale di Tokyo, oltre ad essere un'importante fonte di beni di scambio e materie prime.
Il segretario al Tesoro americano Scott Bessent, che sta svolgendo un ruolo di primo piano nei colloqui commerciali con il Giappone e altre nazioni, ha dichiarato all'inizio del mese che gli Stati Uniti cercheranno di raggiungere accordi con gli alleati e "per poi affrontare la Cina come gruppo coeso". La stessa agenzia Bloomberg ha poi riferito che Washington si sta preparando a chiedere ai Paesi che domandano sgravi tariffari di ridurre a turno i legami economici con la Cina, in modo da rafforzare l'influenza degli Stati Uniti su Pechino, nel tentativo di ottenere maggiori concessioni sul commercio.
In un'intervista a Bloomberg TV, l'ex ministro degli Esteri nipponico, Taro Kono, ha espresso cautela sulle questioni di sicurezza economica e all'intera catena di approvvigionamento che coinvolge la Cina. Piuttosto che ridurre gli scambi commerciali, infatti, Tokyo sta cercando di convincere il Paese vicino e principale economia asiatica, a riprendere le importazioni di pesce e di carne dal Giappone nel post Fukushima, con una serie di delegazioni giapponesi che si sono recate in visita in Cina nelle ultime settimane.
A dimostrazione dell'impegno verso il mercato cinese, questa settimana la Toyota ha deciso di aprire un nuovo stabilimento a Shanghai nel 2027, per il quale l'azienda avrebbe previsto un investimento di quasi 2 miliardi di dollari. Circa il 20% del commercio totale del Giappone vede la Cina come mercato di riferimento. Nel 2023, tuttavia, gli Stati Uniti hanno superato la Cina come destinazione delle esportazioni del Made in Japan, estendendo tale vantaggio lo scorso anno.
Qualsiasi richiesta da parte di Washington al Paese alleato di ridimensionare le sue relazioni economiche con la Cina potrebbe infliggere al Giappone un duro colpo a livello economico, ha detto a Bloomberg Yu Uchiyama, professore di Scienze politiche all'Università di Tokyo. "Se la classe politica chiedesse di abbandonare la Cina, gli imprenditori nipponici ovviamente si opporranno".