Estero

Pete Hegseth si difende dalle accuse di fuga di notizie al Pentagono

Il segretario della Difesa nega di aver condiviso piani di guerra su Signal mentre Trump valuta un sostituto

22 aprile 2025
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Dopo il secondo scandalo in un mese Pete Hegseth sceglie la tv più amica dell'amministrazione, nonché il suo ex posto di lavoro, per lanciare la sua difesa e cercare di rimanere alla guida del Pentagono, mentre nonostante le manifestazioni pubbliche di fiducia sembra che Donald Trump stia già pensando ad un sostituto.

"Non ho mai inviato piani di guerra su Signal", ha assicurato in un'intervista a Fox news il segretario della Difesa all'indomani della nuova bufera che lo ha travolto: la condivisione di un attacco in marzo contro gli Houthi in una chat che includeva sua moglie, suo fratello e il suo avvocato personale. "Prendo le informazioni top secret molto sul serio. Guardo piani di guerra tutti i giorni non li ho mai condivisi attraverso canali non ufficiali", si è difeso il capo del Pentagono accusando presunte "talpe" all'interno del dipartimento di voler "ostacolare l'agenda del presidente". "C'è un'indagine in corso sulla fuga di notizie", ha spiegato Hegseth a proposito della sospensione di Colin Carroll, capo dello staff del vicesegretario alla Difesa Stephen Feinberg, e due alti dirigenti, Dan Caldwell e Darin Selnick, tutti sospettati di aver fatto trapelare la notizia di un briefing top secret sulla Cina al quale avrebbe dovuto partecipare Elon Musk. I tre hanno poi pubblicato un comunicato congiunto su X definendo il loro licenziamento "insensato" e affermando di non essere nemmeno stato informati delle accuse a loro carico. In questi giorni è, inoltre, uscito un articolo di fuoco su Politico dell'ex portavoce del dipartimento John Ullyot che ha definito l'ultimo mese al Pentagono un "collasso totale".

Tra scandali, siluramenti e lotte intestine - anche il chief of staff del segretario Joe Kasper lascerà il suo incarico nei prossimi giorni per un nuovo ruolo al dipartimento - è evidente che al dipartimento sia un momento di caos. E dopo l'ultima scivolata, secondo quanto ha riferito un alto funzionario a Npr, l'amministrazione starebbe già al lavoro per cercare un sostituto di Hegseth. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, si è affrettata a smentire la notizia bollandola come "fake news". "Questa storia di Npr è una falsità totale, basata su una fonte anonima che chiaramente non ha idea di cosa stia parlando", ha scritto su X ribadendo che "il presidente sostiene con forza il segretario alla Difesa".

Intanto neanche a Foggy Bottom le acque sono tranquille. Dopo settimane di speculazioni sui media Marco Rubio ha finalmente annunciato il suo piano di riorganizzazione del dipartimento di Stato, ufficialmente per tagliare costi inutili ma pare che il vero motivo sia placare la frustrazione del tycoon per la poca incisività della diplomazia americana. "La burocrazia dilagante ha creato un sistema più legato a un'ideologia politica radicale che alla promozione degli interessi nazionali fondamentali dell'America", ha dichiarato il segretario in una nota. "Ecco perché oggi annuncio un piano di riorganizzazione completo che porterà il Dipartimento nel XXI secolo", ha aggiunto senza entrare nel dettaglio. Secondo i media, nel mirino dei tagli ci sarebbero 700 posti di lavoro, 132 uffici e una riduzione generale del corpo diplomatico del 15%. Il numero più alto in decenni ma meno drastico rispetto ad un rapporto dell'ufficio di gestione e bilancio della Casa Bianca che suggeriva un taglio del 50% al bilancio del dipartimento. Tra le ambasciate che potrebbero essere chiuse ci sono quelle di Malta, Lussemburgo, Lesotho, Repubblica del Congo, Repubblica Centrafricana e Sud Sudan, mentre per quanto riguarda i consolati ce ne sarebbero cinque consolati in Francia, due in Germania, due in Bosnia-Erzegovina, uno nel Regno Unito, uno in Sudafrica, uno in Corea del Sud e uno in Italia.