Il giudice Mizrahi denuncia fughe di notizie e sospetti di legami illeciti con il Qatar
La corte israeliana di Rishon Letzion ha ordinato di revocare il bavaglio informativo sulle indagini Qatargate. Lo riporta il Times of Israel.
Il giudice Menahem Mizrahi aveva già preannunciato una revoca dell'ordine di bavaglio sottolineando che non è stato applicato ed è stato ripetutamente violato tramite "enormi fughe di notizie".
La richiesta di revoca dell'ordine di bavaglio è stata avanzata da Amit Hadad, avvocato di Jonatan Urich, tra i principali sospettati nel caso e stretto collaboratore del premier Netanyahu, con l'obiettivo di voler "esporre l'ingiustizia commessa" contro il suo assistito.
Tuttavia, il giudice Mizrahi ha rilasciato un breve riassunto sullo scandalo parlando di un "ragionevole sospetto" su Urich ed Eli Feldstein, i due assistenti del primo ministro arrestati ieri sull'inchiesta. I sospetti riguardano i presunti legami illeciti tra i collaboratori e il Qatar, nonché i sospetti di reati finanziari, tra cui riciclaggio di denaro.
Mizrahi afferma che nel periodo in esame, una società di lobbying americana chiamata The Third Circle, di proprietà del lobbista Jay Footlik, ha stretto un collegamento diretto con Feldstein per dare una svolta positiva al ruolo di Doha come facilitatore nei negoziati per l'accordo sugli ostaggi tra Israele e Hamas. Secondo il giudice, il Qatar voleva anche che Feldstein diffondesse messaggi negativi sul ruolo dell'Egitto nei negoziati come parte degli sforzi per migliorare l'immagine del Qatar sulla questione. "A questo scopo, è stata creata una connessione commerciale ed economica tra questa società attraverso la mediazione del sospettato numero uno (Feldstein) in cambio di pagamenti monetari che sono stati passati al sospettato due (Urich), tramite (l'imprenditore israeliano con sede nel Golfo) Gil Birger", scrive Mizrahi. Il giudice afferma che il sospetto è che questi tre attori abbiano lavorato per diffondere messaggi ai giornalisti per presentare storie a favore del Qatar, "dettando l'agenda dei media".