Sette giorni di lutto e proteste contro corruzione e criminalità dopo l'incendio che ha causato 59 morti
Nella Macedonia del Nord in lutto per sette giorni, la strage di giovani alla discoteca di Kocani, insieme al dolore per le decine di vite spezzate, ha fatto esplodere la rabbia dei cittadini che chiedono giustizia per le vittime del rogo, frutto della corruzione e della criminalità dilaganti nel Paese balcanico.
A Kocani, la cittadina teatro della tragedia a un centinaio di km a est della capitale Skopje, una folla in preda all'ira ha assediato il Municipio e le sedi della procura, del tribunale e della polizia lanciando pietre, uova e altri oggetti, dando poi l'assalto e distruggendo un bar e un'auto appartenenti al proprietario della discoteca Pulse, andata a fuoco nella notte tra sabato e domenica.
"Assassini", "Pretendiamo giustizia", "Chiunque potrebbe essere il prossimo", hanno urlato a lungo le centinaia di dimostranti, che hanno puntato il dito tra l'altro contro il sindaco di Kocani, Ljupco Papazov, che in mattinata aveva annunciato le sue dimissioni e che figura tra gli indagati. I manifestanti lo accusano di non essersi fatto vedere dopo la tragedia e di non aver neanche espresso cordoglio per le decine di vittime.
Si sono mobilitati anche gli studenti che, a Skopje, Shtip e Bitola hanno organizzato raduni e cortei in omaggio alle vittime, e denunciando anch'essi la corruzione e l'incuria di cui è permeata l'intera società in Macedonia del Nord. Il locale andato a fuoco a Kocani per la combustione provocata dal materiale pirotecnico utilizzato per i giochi di luce operava in maniera del tutto illegale, con falsa licenza e privo delle più elementari misure di sicurezza sia all'interno che all'esterno.
"La corruzione e la criminalità provocano la perdita di tante vite umane, di tanti nostri giovani. Dobbiamo agire in fretta per cambiare radicalmente questa situazione", ha detto il ministro dell'interno Pance Toshkovski. Per l'incendio alla discoteca, nel quale 59 giovani sono morti e altri 160 circa sono rimasti feriti, molti in modo grave, sono stati disposti finora 14 arresti cautelari, compresi il proprietario del locale, gli organizzatori del concerto e l'ex ministro dell'Economia Kreshnik Bekteshi, che avrebbe rilasciato in passato una falsa licenza alla discoteca, una struttura precaria che era stata in precedenza un deposito per tappeti, con un solo piccolo ingresso-uscita, piccole finestre, senza parcheggio e vie di evacuazione. Una cinquantina di feriti più gravi sono stati condotti in ospedali di altri Paesi - Serbia, Bulgaria, Turchia, Grecia, Ungheria - per ricevere le cure più adeguate. Ma la rabbia per una strage che si poteva e doveva evitare cresce, e sui social sono stati lanciati appelli a protestare nuovamente domani in tutto il Paese.