Netanyahu: ‘Il piano di Trump è buono, finalmente un’idea nuova’. Haaretz: il premier sta sabotando la fase due della tregua
È un passo concreto, ma anche di grande significato simbolico: le forze israeliane si sono ritirate dal corridoio di Netzarim, che taglia in due Gaza, riportando così unità e libera circolazione tra il Nord e il Sud della Striscia. E mettendo un'altra spunta agli impegni dal fragile accordo di tregua con Hamas, mentre si attende ancora l'avvio dei negoziati per la seconda fase.
"Le forze israeliane hanno smantellato le loro postazioni militari e hanno completamente ritirato i loro carri armati dal corridoio di Netzarim sulla strada di Salaheddin, permettendo ai veicoli di passare liberamente in entrambe le direzioni", ha confermato un funzionario del Ministero degli interni gestito da Hamas. Il corridoio, che si estende per circa 6 chilometri dal confine orientale con Israele al Mar Mediterraneo, è stato utilizzato dalle forze israeliane per schierare le truppe durante la guerra e dividere l'enclave.
Già a fine gennaio le forze israeliane avevano riaperto il corridoio consentendo a centinaia di migliaia di sfollati di tornare nel Nord. Ora una fila di veicoli di ogni genere si estende a perdita d'occhio sulla strada di Salaheddin, che attraversa la Striscia da sud a nord: automobili, bici, van e carretti trainati da asini si muovono lentamente lungo la via sterrata. Molti sono stracolmi di coperte, tappeti e piccoli mobili. Alcuni passeggeri viaggiano sul tetto o stipati in roulotte, mentre tutto intorno restano solo rovine di quella che un tempo era Gaza.
Il ritiro delle forze israeliane dall'area adempie a uno dei punti chiave dell'accordo di una tregua che resta in bilico, mentre le parti sembrano aver fatto pochi progressi sui negoziati della seconda fase. Una delegazione israeliana è arrivata a Doha su ordine di Benjamin Netanyahu per discutere solo "gli aspetti tecnici" del cessate il fuoco: secondo i media ebraici, i funzionari non hanno infatti mandato per negoziare la fase successiva dell'intesa, sulla quale, sempre secondo indiscrezioni, il premier – rientrato in Israele dagli Usa – riunirà il gabinetto di sicurezza martedì.
Netanyahu intende sabotare l'accordo sul cessate il fuoco a Gaza, sostiene ‘Haaretz’ citando alcune fonti che hanno ribadito che la delegazione israeliana in Qatar non porterà avanti la fase due dell'intesa. "È uno show – ha detto una fonte –, Netanyahu sta segnalando molto chiaramente che non vuole passare alla fase successiva. Sta inviando una squadra senza mandato e senza la capacità di fare nulla". La stessa fonte ritiene che le immagini degli ostaggi liberati abbiano danneggiato significativamente Netanyahu nei sondaggi. "Gli elettori di destra vedono che non abbiamo sconfitto Hamas e i suoi miliziani stanno ancora girando con le armi. I cartelli sui palchi a Gaza prendono in giro Netanyahu e fanno riferimento al suo slogan ‘vittoria totale’", ha detto ancora la fonte, secondo cui "Netanyahu sa che non ha un governo se procede con l'accordo".
La seconda fase della tregua prevede il rilascio di tutti gli ostaggi vivi rimanenti: delle 251 persone rapite il 7 ottobre 2023, 73 sono ancora trattenute a Gaza, di cui almeno 34 sono morte, secondo l'esercito israeliano. In cambio, si prevede un ritiro completo dell'Idf da Gaza. Ma altri dettagli restano oscuri, mentre le continue tensioni rischiano di minare l'estensione della tregua oltre i termini della prima fase.
A mettere alla prova ulteriormente la tenuta dell'intesa c'è anche lo scontro scatenato dal piano di Donald Trump per "prendere il controllo della Striscia", con il trasferimento "volontario" dei palestinesi in Egitto o Giordania. Un piano sposato in pieno da Israele: "È molto buono, la prima idea nuova da anni", ha ribadito Netanyahu in un'intervista a Fox News, sostenendo che la proposta non rappresenterebbe "uno sfratto forzato né una pulizia etnica" dei gazawi. "Potranno tornare nelle loro case dopo la ricostruzione, a patto che rinneghino il terrorismo", secondo il premier israeliano.