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‘Manifestanti costrette a spogliarsi in questura a Brescia’

La replica delle istituzioni alle accuse delle militanti di Extinction Rebellion: ‘Rispettato il protocollo’

La polizia di Brescia durante una manifestazione
(Keystone)
14 gennaio 2025
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Dalla manifestazione di strada all'interrogazione in Parlamento. È diventato un caso nazionale la perquisizione effettuata ieri dalla Questura di Brescia nei confronti di un gruppo di manifestanti di Extinction rebellion che aveva dato vita a un presidio davanti alla sede bresciana di Leonardo per dire no alla guerra e contestare l'azienda "che fornisce armi che consentono a Israele di bombardare la popolazione palestinese, i bambini, gli ospedali".

Le accuse

Una protesta che si era conclusa con l'intervento delle forze dell'ordine che avevano di peso spostato i manifestati e poi identificati in questura. Dove si apre un altro capitolo. "Mi hanno chiesto di togliermi le mutande e fare tre squat, per dei controlli a detta loro. Questo trattamento è stato riservato solo a persone femminilizzate. Ai maschi non è stato chiesto di spogliarsi e togliersi i vestiti" denuncia una delle manifestanti di Extinction Rebellion. Secondo il movimento ambientalista alcune persone sono state "denunciate per reati pretestuosi e altre espulse da Brescia con fogli di via obbligatori".

La risposta

La questura di Brescia rigetta ogni accusa: "Tenuto conto delle ripetute condotte illecite poste in essere - che minavano costantemente l'ordine e la sicurezza pubblica - 22 manifestanti sono stati accompagnati in questura per gli adempimenti di polizia, consistiti nella redazione di numerosi atti quali: elezione di domicilio, verbali di perquisizioni personali, verbali di sequestro materiale, nomina di difensore, notifica dei provvedimenti amministrativi" spiega in una nota.

‘Obbligate a fare piegamenti sulle gambe’

E aggiunge che "si è proceduto alle perquisizioni personali tenuto conto delle azioni poste in essere dai manifestanti e per salvaguardare l'incolumità degli operatori di Polizia. Nel corso delle singole perquisizioni, svolte da personale femminile per le donne, è stato chiesto di effettuare piegamenti sulle gambe al fine di rinvenire eventuali oggetti pericolosi. In ogni momento è stata salvaguardata la riservatezza e la dignità delle persone e sono state seguite le corrette procedure operative. Ai soggetti è stata consentita la consumazione del pasto e ai vari interlocutori, tra cui un avvocato e un consigliere comunale, richiedenti notizie sulla situazione dei manifestanti, in modo trasparente ed esaustivo sono state fornite notizie".

L'avvocato Gilberto Pagani, difensore di alcune manifestanti, spiega di non avere "presentato una denuncia. Vedremo cosa fare". Ma il caso approda in Parlamento. Il vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra (Avs) alla Camera, Marco Grimaldi, ha infatti depositato un'interrogazione al ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, nella quale si chiede alla questura di Brescia "come mai hanno sottoposto a 7 ore di fermo persone che avevano fornito i documenti e quindi non dovevano essere trattenute in base all'articolo 349 del codice di procedura penale".