Estero

Netanyahu silura Gallant, migliaia protestano in piazza

‘Fiducia incrinata’. Nuova inchiesta sull'ufficio del premier israeliano, la polizia fa irruzione

Non guardano più nella stessa direzione
(Keystone)
5 novembre 2024
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Il colpo di scena è arrivato alle 7 di sera direttamente ai media via Whatsapp: l’annuncio del licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant su lettera ufficiale in pdf. In calce la firma del premier Benjamin Netanyahu. Una sola riga per dire che il mandato decade entro 48 ore. Il primo ministro ha consegnato personalmente, a mano, la stessa lettera a Gallant durante un breve incontro nel suo ufficio a Gerusalemme. Dopo un veloce scambio di frasi, Netanyahu ha registrato un video per rendere pubblico di aver sollevato il titolare della Difesa dal suo incarico. Al suo posto Israel Katz, finora ministro degli Esteri, che sarà a sua volta occupato da Gideon Saar.

“Purtroppo, anche se nei primi mesi della guerra c’era fiducia e un lavoro molto fruttuoso, negli ultimi tempi questa fiducia si è incrinata tra me e il ministro della Difesa”, ha spiegato il premier. “Ho fatto molti tentativi per colmare queste lacune, ma continuavano ad ampliarsi. I nostri nemici ne hanno tratto piacere e un sacco di benefici”, ha dichiarato. Gallant ha detto la sua su X: “La sicurezza dello Stato di Israele è stata e rimarrà sempre la missione della mia vita”, ha scritto. «Il nostro impegno morale ed etico è il ritorno dei nostri figli e figlie rapiti da Hamas. Non c’è e non ci sarà alcuna espiazione per l’abbandono degli ostaggi», ha poi detto in serata in una dichiarazione ai media Yoav Gallant. «Sono stato licenziato per tre motivi: Israele deve accettare un accordo per la liberazione degli ostaggi anche lasciando Hamas a Gaza; l’aver chiesto che tutti debbano prestare servizio nell’Idf e difendere Israele (compresi gli ortodossi); l’aver chiesto un’indagine governativa sul 7 ottobre», ha aggiunto molto commosso.

Una sorpresa relativa

Insomma, un colpo di mano repentino in attesa dell’annunciato attacco di Teheran e, soprattutto, mentre l’America è impegnata a seguire un voto cruciale come non mai. Gli israeliani sono scesi per strada in migliaia a Gerusalemme e Tel Aviv. Le tv hanno mostrato le immagini della polizia che installava barricate vicino alla residenza del primo ministro nella città santa e fuori dal quartier generale dell’esercito a Tel Aviv, dove i manifestanti hanno bloccato l’autostrada Ayalon e appiccato roghi.

Walla, citando una fonte vicina a Netanyahu, ha fatto sapere che il premier sta pianificando di mandare a casa anche il capo di stato maggiore Herzi Halevi e il direttore dello Shin Bet Ronen Bar. Ma mentre il primo ministro ha l’autorità esclusiva di sostituire il capo della sicurezza interna, il ministro della Difesa è responsabile dell’Idf. E Katz sembrerebbe intenzionato a eseguire gli ordini di Bibi, anche se l’ufficio del premier ha negato tutto.

In fin dei conti, la clamorosa decisione ha suscitato sorpresa per il tempismo ma non nella sostanza: già a settembre Netanyahu voleva liberarsi di Gallant – con il quale c’erano profonde e continue divergenze di vedute – nominando il vecchio nemico Saar (i nemici si tengono vicini, dicono i libri di strategia) al suo posto. Ma il fenomenale attacco a Hezbollah con i cercapersone aveva affossato la mossa. Non solo, Netanyahu aveva già cacciato Gallant nel marzo 2023 in seguito alla sua opposizione alla controversa riforma della giustizia, ma ritrattò in seguito alla protesta pubblica scoppiata la notte del licenziamento.

Altre grane giudiziarie per il premier

Il terremoto politico è piombato su Israele a soli due giorni dallo scandalo per la fuga di notizie che ha portato all’arresto del portavoce per la sicurezza del premier e poche ore dopo la notizia di una nuova inchiesta penale sull’ufficio di Bibi, gestita dall’unità reati gravi della polizia israeliana, la Lahav 433. Indagini collegate alle segnalazioni secondo cui il primo ministro avrebbe tentato di mantenere riservate le conversazioni sulla gestione della guerra a Gaza, con il suo ufficio che avrebbe manipolato i verbali e le trascrizioni delle riunioni di gabinetto.

Inchiesta estremamente delicata su cui fino a martedì era stato imposto il silenzio assoluto ai media. Poi è arrivato il via libera dei giudici, che però hanno messo il veto sulla pubblicazione dei dettagli. Nonostante questo, in serata Channel 12 ha rivelato che sabato scorso la polizia ha fatto irruzione nell’ufficio di Netanyahu. Non si sa per quale delle due indagini, ma è un fatto senza precedenti. Forte nervosismo dell’ufficio del premier (leggi Bibi): “La montagna non partorirà neanche un topolino”.

Sul terreno, intanto, martedì 15 persone sono morte in un raid israeliano contro un palazzo residenziale a Barja, località costiera a sud di Beirut. Lo ha riferito il ministero della Sanità libanese. A Gaza almeno 70 palestinesi sono stati uccisi nelle ultime 24 ore, hanno reso noto fonti mediche, come riporta ‘Al Jazeera’.