Estero

Raid di Mosca sull'energia, in Ucraina tornano i blackout

La rivelazione di un’ex consigliera di Trump: ‘Disse che per lui Kiev e la Crimea in particolare avrebbero dovuto far parte della Russia’

Bomba in territorio ucraino
(Keystone)
12 aprile 2024
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La guerra della Russia all'energia dell'Ucraina prosegue senza sosta, per paralizzare la produzione industriale e militare e per fiaccare la resistenza del nemico. L'ultima serie di raid che si è abbattuta durante la notte ha lasciato centinaia di insediamenti al buio e con problemi di approvvigionamento idrico in diverse regioni, da Kherson a Kharkiv.

La resistenza di Kiev è sempre più difficile perché scarseggiano munizioni e missili di antiaerea, e in questo senso i riflettori restano puntati sugli Usa, dove i repubblicani al Congresso tengono bloccati i nuovi aiuti. Sul veto dei Gop aleggia l'ombra di Donald Trump, che secondo una rivelazione di una sua ex consigliera, quando era presidente disse che l'Ucraina avrebbe dovuto essere parte della Russia.

Danni in diverse parti del Paese

Sul terreno, le unità di difesa aerea ucraina hanno riferito di aver neutralizzato 16 droni lanciati dai russi, e alcuni frammenti sarebbero caduti nell'Oblast di Dnipropetrovsk, causando un incendio in un impianto energetico. Ma in tutto il Paese si contano danni alla rete elettrica. Secondo la compagnia statale Ukrenergo 399 insediamenti sono rimasti al buio, e blackout sono stati registrati negli oblast di Donetsk, Sumy, Kharkiv e Kherson. Droni, questa volta ucraini, hanno invece preso di mira la regione oltreconfine di Belgorod.

Il nodo reclutamento

I due sfidanti con il passare dei mesi devono far fronte al tema del reclutamento. Se Kiev ha approvato una nuova legge sulla mobilitazione, che punta all'ambizioso obiettivo dei 500mila uomini entro quest'anno, anche Mosca ha i suoi problemi. Tanto che avrebbe iniziato a richiamare parte del contingente dispiegato nel Pacifico per dislocarlo in Ucraina. Inoltre, secondo un rapporto pubblicato dall'Associated Press, migliaia di soldati russi sono fuggiti dal fronte, restando nascosti in attesa dei risultati delle loro richieste di asilo ai Paesi occidentali come Germania, Francia e Stati Uniti.


Keystone
Un aereo russo lancia missili sull’Ucraina

Oltre che di truppe, Kiev ha bisogno urgente di armi. Il ministro degli Esteri Dmitro Kuleba ne ha parlato al telefono con il collega italiano Antonio Tajani. Roma, con la presidenza del G7, "può assumere un ruolo attivo nella ricerca di sistemi di difesa aerea e nel prendere decisioni coordinate sulla loro consegna all'Ucraina", ha spiegato. Un altro partner europeo, la Gran Bretagna, ha nel frattempo fatto sapere che potrebbe fornire agli ucraini armi laser. In grado di neutralizzare droni nemici con un caricatore illimitato. Al momento, comunque, si tratta solo di uno spot, perché l'arma dovrebbe entrare in funzione non prima del 2027.

In attesa del pacchetto Usa

La vera svolta per Kiev sarebbe piuttosto il via libera al pacchetto da 60 miliardi degli Usa. In questa partita i riflettori sono puntati su Trump, e non a caso lo speaker della Camera, il repubblicano Mike Johnson, è volato nella sua residenza in Florida per un confronto su diversi dossier. Il tycoon, se dovesse tornare alla Casa Bianca, avrebbe già in mente un piano di pace niente affatto favorevole a Kiev: la rinuncia al Donbass e alla Crimea. E proprio adesso è emerso che il tycoon, quando era presidente, "mise in chiaro" che secondo lui "l'Ucraina e certamente la Crimea dovessero far parte della Russia": la rivelazione è contenuta in un nuovo libro della sua ex consigliera, Fiona Hill.

Verso il summit svizzero

Sul fronte diplomatico tutto resta congelato. Kiev insiste sulla sua formula che prevede la piena sovranità su tutto il territorio ucraino, in vista della conferenza svizzera di giugno. Mosca, al contrario, liquida l'appuntamento in Svizzera come uno show privo di valore e torna ad scagliarsi contro l'Occidente. Il ministero degli Esteri russo ha convocato l'ambasciatore francese per protestare contro le recenti dichiarazioni del ministro Stéphane Séjourné, ritenute "inaccettabili". Il capo della diplomazia di Parigi aveva detto che il suo governo non era più interessato a discutere con Mosca.

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