la guerra

Vendetta russa per le navi, raid su tutta l’Ucraina

‘Attaccate le basi aeree’. Kiev risponde colpendo i ponti in Crimea

Gli effetti dei bombardamenti russi
(Keystone)

La risposta della Russia agli attacchi ucraini alle navi sul Mar Nero non si è fatta attendere: una pioggia di missili, una settantina, che nella notte ha investito diverse regioni del Paese invaso. Secondo Mosca, indirizzati sulle basi aeree del nemico. La risposta di Kiev è arrivata con raid su due ponti che collegano la Crimea all’oblast occupato di Kherson. E con droni lanciati ancora una volta oltreconfine, fino a Mosca. Le ostilità in Ucraina, come spesso è accaduto in questo anno e mezzo di guerra, sono iniziate in piena notte.

L'aeronautica militare di Kiev – celebrata oggi dal presidente Volodymyr Zelensky – ha segnalato raid russi massicci a diverse ondate con missili lanciati dall'aria e dal mare, e droni iraniani. La versione delle due parti sugli esiti dei raid è contrapposta. Il ministero della Difesa di Mosca ha comunicato di aver puntato "basi aeree delle forze armate ucraine a ovest, vicino alle località di Starokostiantyniv, nella regione di Khmelnytsky, e Dubno, nella regione di Rivne", e che "tutti gli obiettivi sono stati raggiunti".

Per Kiev invece "gli attacchi russi sugli aeroporti ucraini sono stati inefficaci, perché tutti i velivoli erano già decollati", anche se il raid ha colpito un deposito di cereali. La contraerea avrebbe abbattuto la maggior parte dei missili da crociera – 30 su 40 – e tutti i velivoli senza pilota Shahed. Alcuni razzi, tuttavia, sono sfuggiti. Nella regione di Kharkiv, si contano tre morti, a Zaporizhzhia danni e incendi.

Il caso Gedda

Nel bilancio complessivo dei raid, il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha parlato di "quasi 70 missili di vario tipo e droni lanciati in una notte in tutto il territorio dell'Ucraina". E ha accusato Mosca di rispondere così agli sforzi della diplomazia per "tornare al diritto internazionale": un preciso riferimento al vertice di Gedda, in cui l'Arabia Saudita è riuscita a mettere intorno a un tavolo occidentali e ucraini con Cina, Brasile e altri Paesi del sud del mondo non ostili al Cremlino, per studiare un percorso verso la pace. Più che a Gedda, l'attacco russo su larga scala sembra invece una risposta ai recenti blitz ucraini nel Mar Nero, che hanno coinvolto una nave militare in un porto russo e una grossa petroliera. Mosca inoltre deve allentare la pressione sul suo territorio. La capitale ancora una volta è stata minacciata dai droni, un Uav ucraino è stato abbattuto prima di raggiungere la capitale, ha reso noto il sindaco, anche se lo scalo internazionale di Vnukoso ha subito delle restrizioni alle partenze e agli arrivi, per motivi ufficialmente imprecisati. Droni sono stati intercettati anche nella regione di Bryansk. Sono andati invece a segno i raid ucraini condotti nella zona della Crimea. Almeno 12 missili, secondo le autorità filorusse, sono stati lanciati contro due ponti che collegano la penisola e Kherson, Chongar e Genichesk. Nelle intenzioni dei difensori per ostacolare i movimenti delle truppe nemiche, come dimostrano anche i più significativi attacchi condotti di recente al ponte di Kerch.

La conta dei danni

A Kherson i razzi non intercettati dall'antiaerea hanno ferito un civile, a bordo di un'auto, e danneggiato un gasdotto, tagliando le forniture a circa 20’000 residenti. I russi hanno segnalato anche raid nell’oblast di Donetsk, in cui è rimasta uccisa una donna di 80 anni. Mentre nel capoluogo è stata danneggiata l'università di economia.

Gli ucraini intanto sono al lavoro per ripristinare le infrastrutture portuali dopo i ripetuti attacchi che hanno messo in ginocchio l'export di grano. "Il nostro export riprenderà, che a Mosca piaccia o no", ha assicurato il capo dell'intelligence militare Kyrylo Budanov, che ha anche fatto il punto sulla controffensiva. "Stiamo andando un po' più velocemente a Bakhmut che nel sud", ma la situazione si conferma complicata perché l'Armata di Putin "è riuscita a rafforzare la sua posizione con sistemi di difesa", ha ammesso il capo degli 007. Non a caso, il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha chiesto un altro aiuto agli alleati Nato: "Più armi, inclusi gli F-16".

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