Kiev nega. Cinque portamissili russe con i Kalibr nel Mar Nero
I droni ucraini continuano a rappresentare una minaccia per la Russia. Almeno secondo le informazioni che arrivano da Mosca, secondo le quali un "massiccio attacco" con velivoli senza pilota è stato sventato sulla Crimea dopo quelli caduti ieri sulla regione di Krasnodar, sul Mar Nero, e su quella di Kolomna, solo 100 chilometri a sud-est di Mosca. Kiev nega gli attacchi sul territorio russo, ma non riconosce come tale quello della Crimea.
Nel frattempo continua feroce la battaglia per Bakhmut, la cittadina del Donbass che le forze russe cercano di conquistare da mesi al prezzo di pesanti perdite da entrambe le parti. Lo ha ammesso Yevgeny Prigozhin, il capo della milizia privata Wagner che nei combattimenti svolge un ruolo di primo piano. Kiev, ha detto, sta facendo confluire rinforzi verso Bakhmut, dove "decine di migliaia di soldati ucraini" stanno dando vita a una "resistenza accanita" e "lo spargimento di sangue aumenta di giorno in giorno".
Una situazione confermata da Serhii Cherevatyi, portavoce del raggruppamento orientale delle forze armate di Kiev, secondo il quale per ora c’è l’ordine di resistere. "Se vediamo che la minaccia per il nostro personale e la nostra situazione operativa sarà maggiore della necessità di mantenere il territorio, ci ritireremo, ma in modo organizzato e senza panico", ha aggiunto Cherevatyi parlando con la Cnn.
Secondo i media ucraini, che citano testimonianze su Telegram, diverse esplosioni sono avvenute in Crimea la scorsa notte nell’arco di due ore e mezza nel villaggio di Chornomorske e a Yevpatoria. Questa seconda località si trova 65 chilometri a nord di Sebastopoli, dove ha sede il quartier generale della flotta russa del Mar Nero. Il ministero della Difesa di Mosca ha parlato di attacchi compiuti con dieci droni: sei, ha sostenuto il portavoce Igor Konashenkov, sono stati abbattuti e altri quattro sono stati neutralizzati dai sistemi di difesa elettronici.
Un drone russo è stato invece abbattuto su Kiev, secondo quanto riferito dalle forze aeree ucraine. Secondo il ministero della Difesa britannico i russi, che da dicembre avevano sempre fatto partire i droni kamikaze iraniani Shahed dalla regione di Krasnodar, a est del Mar d’Azov, hanno cominciato a lanciarli anche da quella di Bryansk, a nord-est dei confini ucraini, a soli 200 chilometri da Kiev.
L’Ucraina ha comunque tenuto a smentire di avere compiuto gli attacchi in profondità sul territorio russo denunciati ieri da Mosca. Kiev sta conducendo solo "una guerra difensiva", ha detto il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak, ribadendo in sostanza le assicurazioni tese ad attenuare le preoccupazioni degli Usa, restii a fornire all’Ucraina missili a lungo raggio per il timore che vengano appunto impiegati contro il territorio russo aumentando i rischi di una pericolosa escalation. "Non gli crediamo", ha risposto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov quando gli è stato chiesto di commentare le parole di Podolyak. Intanto, mentre il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha invitato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al vertice dell’Alleanza che si terrà in Lituania a luglio, il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha detto che il suo Paese è "sopravvissuto all’inverno più difficile della sua storia".
A preoccupare Kiev rimane però lo schieramento nel Mar Nero di navi lanciamissili russe armate con vettori Kalibr, che secondo la Marina ucraina sono ora cinque, con un carico totale di 32 missili. Rimane alta anche la tensione ai confini con la Transnistria, il territorio secessionista all’interno della Moldavia dove sono di stanza circa 1.500 soldati russi. La portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, ha accusato gli ucraini di preparare una "provocazione" con materiali radioattivi alla loro frontiera occidentale. Un’affermazione respinta dal portavoce del ministero degli Esteri ucraino come una "fake news" e dalla Moldavia come "una menzogna".