In un audio di Mohammed Deif invita il mondo arabo a marciare su Gerusaleme. Netanyahu cede sulla delegazione israeliana negli Usa
Mentre il premier Benyamin Netanyahu rivede le sue intenzioni e riprogramma la visita della delegazione israeliana negli Usa per parlare di Rafah, torna a farsi sentire a cinque mesi dagli attacchi del 7 ottobre il capo militare di Hamas a Gaza, Mohammed Deif, con un audio in cui invita il mondo arabo a lottare per la Palestina e a marciare su Gerusalemme.
Su di lui si erano rincorse voci e smentite, anche sulla sua presunta morte. Disdetta dallo stesso premier, infuriato per l'astensione degli Usa sulla risoluzione all'Onu per il cessate il fuoco a Gaza, la delegazione israeliana, dopo un tira e molla durato un intero pomeriggio, sembra che partirà per Washington anche se la data non è stata ancora fissata.
L'ufficio del premier Netanyahu - ha fatto sapere la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre - ha concordato di riprogrammare l'incontro della sua delegazione con gli Usa su Rafah. La precisazione della Casa Bianca è stata diffusa dopo che in un primo tempo l'ufficio di Netanyahu aveva smentito decisamente una notizia di fonte Nbc che dava per certa la riprogrammazione della visita.
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Netanyahu sempre più scuro in volto
L'invio della delegazione per affrontare le criticità dell'operazione israeliana a Rafah, nel sud della Striscia dove ci sono oltre un milione di sfollati palestinesi, era stata chiesta dal presidente Biden nell'ultima, problematica, conversazione avuta con Netanyahu lo scorso 18 marzo. Ed è noto che l'amministrazione a Washington - come la comunità internazionale - sia contraria all'azione militare nella città più a sud della Striscia, a ridosso dell'Egitto.
La delegazione comunque sarà composta dal ministro per gli Affari strategici Ron Dermer e dal capo della Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, due fedelissimi del premier. Incontrando oggi a Gerusalemme il senatore repubblicano della Florida Rick Scott, Netanyahu ha spiegato che la decisione di non inviare la delegazione era legato alla volontà "di mandare un messaggio ad Hamas".
Poi ha ribadito di giudicare "sbagliata" la decisione Usa di non porre il veto in Consiglio di sicurezza perché ha "incoraggiato Hamas ad assumere un posizione più dura facendo affidamento sulla pressione internazionale per impedire a Israele di liberare gli ostaggi e distruggere l'organizzazione".
Alcuni commenti sui media hanno evidenziato un possibile legame tra il dietrofront del premier e la presenza a Washington del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Lo stesso ministro ha tenuto a sottolineare che "le relazioni di sicurezza fra Israele e Stati Uniti sono forti e lo resteranno". Poi ha confermato che Israele non si fermerà "prima di aver ripreso gli ostaggi e abbattuto Hamas".
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Sfollati a Rafah
A distanza di oltre 5 mesi dal 7 ottobre, Mohammed Deif capo a Gaza dell'ala militare di Hamas - e regista di quell'attacco ai kibbutz di frontiera - è tornato invece a far sentire la sua voce con un appello al mondo arabo e palestinese a lottare per la Palestina. "Cominciate adesso, non domani, a marciare verso la Palestina e non lasciate - ha evocato in un messaggio diffuso da Hamas su Telegram e a lui attribuito - che restrizioni, confini o regolamenti vi privino dell'onore di partecipare alla liberazione della Moschea di Al-Aqsa" a Gerusalemme.
La voce è accompagnata da un'immagine fissa in cui si vede una carta geografica della Palestina, la bandiera nazionale e una sagoma che sembra rappresentare lo stesso Deif. Il 7 ottobre stesso Hamas aveva diffuso un altro suo appello in cui si parlava dell'attacco in corso e lo si definiva operazione ‘Alluvione al Aqsa’.
Al 173esimo giorno di guerra, Israele continua intanto a operare nel centro e nel sud della Striscia. L'agenzia Wafa ha riferito di un raid israeliano che ha "ucciso 11 civili e altri feriti contro la casa della famiglia Dhair, nella città di Rafah". Ma la tensione resta altissima anche al nord di Israele.
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Palazzi distrutti a Gaza
L'Idf ha fatto sapere che questa mattina è stato ucciso "un importante terrorista operativo dell'organizzazione Jamaa Islamiya", alleata di Hamas, in un raid su un complesso militare nel sud del Libano. Subito dopo sono stati lanciati da Hezbollah almeno 30 razzi sulla cittadina di Kiryat Shmona, dove è stato ucciso un israeliano in un edificio industriale. In serata, fonti libanesi hanno attribuito a Israele un raid su un caffè di Naqoura, nel sud del Libano vicino al confine, dove sono state uccise sei persone e diverse altre ferite.