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Mosca minaccia i Paesi Baltici: ricercata la premier estone

Kallas e alcuni suoi ministri accusati per la distruzione di siti sovietici. In tutto sono in 170 i nemici inclusi nella lista del Cremlino

La premier estone Kaja Kallas
(Keystone)
13 febbraio 2024
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In un duro attacco alle élite dei Paesi baltici, la Russia ha inserito la prima ministra estone Kaja Kallas, alcuni ministri, sindaci e consiglieri municipali di questi Stati, oltre che della Polonia, nella lista delle persone ricercate, con l'accusa di aver distrutto monumenti e memoriali ai soldati sovietici che si batterono contro il nazismo. Un reato per il quale la legge russa prevede pene fino a 6 anni di reclusione.

Tensioni in aumento

L'iniziativa conferma le forti tensioni esistenti tra Mosca e i Paesi del fianco est della Nato, tra i più convinti sostenitori dell'ipotesi secondo la quale la Russia, dopo l'Ucraina, si appresta ad attaccare l'Alleanza Atlantica. Il capo dei servizi d'intelligence esterni estoni, Kaupo Rosin, ha affermato che il Cremlino pensa a un possibile scontro diretto con la Nato "entro il prossimo decennio" e quindi è necessario rafforzare le difese dell'Alleanza. E il segretario generale del ministero degli Esteri, Jonatan Vseviov, in un'intervista a Bloomberg ha sollecitato l'Ue a confiscare entro la fine dell'anno alla Russia oltre 150 miliardi di euro dei suoi capitali congelati nelle banche europee.


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Kallas con Zelensky

Pugno duro di Peskov

Ma il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha avvertito che Mosca è pronta a "difendere i suoi interessi" e "perseguirà legalmente chiunque sia connesso con tali decisioni". La premier Kallas ha definito l'annuncio dei russi come la prova che lei stessa sta "facendo la cosa giusta" e ha aggiunto che continuerà ad assicurare il suo "forte sostegno all'Ucraina" e a battersi per "rafforzare la difesa dell'Europa". "Il Cremlino ora spera che questa decisione ridurrà al silenzio me e altri, ma non sarà così", ha aggiunto Kallas in un messaggio su X. Il ministro della Cultura della Lituania Simonas Kairys, destinatario di un analogo provvedimento della Russia, ha affermato che Mosca "sta cercando di soffocare la libertà".

La lista dei nemici

Nella lista dei ricercati di Mosca sono stati inseriti, tra gli altri, anche l'ex ministra dell'Interno della Lettonia Marija Golubeva e tre attuali ministri lettoni accusati di avere votato nel 2022, quando erano deputati del Parlamento, a favore di una legge che ha permesso la distruzione dei monumenti sovietici: Armands Krause (responsabile dell'Agricoltura), Arvil Asheradens (Finanze) e Inese Libina-Egnere (Giustizia). Secondo Peskov, gli accusati si sono resi responsabili di "azioni ostili" e hanno preso decisioni che sono "un oltraggio alla memoria storica" della Russia.


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Una guardia d’onore estone sotto alla bandiera del Paese

La decisione di Mosca prende le mosse da un'inchiesta avviata dal capo del Comitato investigativo, Alexander Bastrykin, nei confronti di 170 persone, compresi cittadini di Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia e Ucraina, per 143 atti di distruzione, danneggiamento o profanazione di tombe, monumenti e memoriali di soldati sovietici. I tre Stati baltici, annessi nel 1940 all'Unione Sovietica e poi occupati dalla Germania nazista, tornarono sotto il controllo di Mosca alla fine della Seconda guerra mondiale, per guadagnare l'indipendenza nel 1991 con il crollo dell'Urss.

Condannato professore contrario alla guerra

Una Corte d'appello militare russa ha poi condannato a 5 anni di reclusione il sociologo Boris Kagarlitsky, contrario alla guerra in Ucraina. La corte ha fortemente inasprito la condanna di primo grado, che prevedeva il rilascio del docente universitario di orientamento marxista e una multa di circa 6.000 euro. Kagarlitsky è stato accusato di "giustificazione del terrorismo", secondo il suo legale, per un post in cui analizzava le conseguenze militari dell'attacco al ponte di Crimea dell'ottobre del 2022. Il sociologo era stato arrestato il 25 luglio scorso.