Estero

Ereditiera italo-svizzera uccisa, chiesto l'arresto del figlio

La donna, 73 anni, proveniente da una nota famiglia di immobiliaristi stabilitisi a Lugano nel 1978, è stata trovata morta nel suo appartamento a Milano

In sintesi:
  • Il trasferimento in Ticino era avvenuto dopo il sequestro e la successiva uccisione del fratello per mano della 'ndrangheta
  • Il 35enne figlio della vittima è in stato catatonico e confusionale
Immagine di archivio
(Depositphotos)
14 dicembre 2023
|

La Procura di Milano nelle prossime ore inoltrerà all'ufficio del giudice per le indagini preliminari (gip) la richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere per il 35enne accusato di aver ucciso ieri mattina, nel loro appartamento in pieno centro, la madre, di 73 anni, ereditiera di una nota famiglia italo-svizzera di immobiliaristi.

Stando a quanto appurato per ora nelle indagini dei carabinieri della Compagnia Duomo e del Nucleo investigativo, coordinate dal pubblico ministero Ilaria Perinu, l'uomo avrebbe colpito la madre alla testa con un attrezzo da palestra. Non risulta, al momento, agli inquirenti che il 35enne l'avesse già aggredita in passato.

Non è stato interrogato per ora e non è riuscito a dire nulla sulle ragioni del gesto, ma è rimasto sempre in stato catatonico e confusionale. È piantonato in stato di fermo nel reparto di psichiatria del Policlinico di Milano.

Da quanto si è saputo, il 35enne, difeso dall'avvocato Francesco Isolabella, in passato è stato visitato e seguito privatamente per problemi psichici, anche se dalla documentazione raccolta nelle indagini non risultano ricoveri. Da qui la decisione della Procura di chiedere per ora la custodia in carcere (poi ci saranno l'interrogatorio e la decisione del gip).

Successivamente nelle indagini potranno essere svolte consulenze o perizie sul suo stato mentale, che influiranno semmai anche sul fatto che l'uomo debba stare in carcere o in una struttura di cura in regime di custodia cautelare.

A Lugano dopo il rapimento del fratello nel 1978

La donna è stata trovata morta con una profonda ferita alla testa, avvolta in una coperta e con alcuni asciugamani a coprirla, anche sul volto, ieri mattina nel suo appartamento al nono piano di una palazzina in via Crocefisso 6, in pieno centro a Milano.

Il corpo era disteso nel salotto di casa e in una stanza vicina, seduto a terra in stato catatonico, c'era il figlio di 35 anni, che farfugliava ma non riusciva a parlare ed è stato quindi ricoverato nel reparto di psichiatria del Policlinico.

La vittima era figlia di un imprenditore che si era trasferito a cercare fortuna in Francia e poi era tornato nel Milanese, dove aveva costruito interi quartieri in alcuni comuni dell'hinterland. Proprio davanti ad un suo cantiere a Cesano Boscone, l'uomo e il figlio vennero circondati da un commando di otto persone la mattina del 2 ottobre 1978.

Il figlio venne caricato su un furgone e di lui non si seppe più nulla, fino a quando il boss della ’ndrangheta Saverio Morabito raccontò che era stato ucciso perché aveva cercato di ribellarsi ai suoi carcerieri. Il 35enne accusato del delitto è nato a Lugano, dove la madre e il marito – a sua volta erede di una dinastica di storici gioiellieri milanesi – si erano trasferiti per paura di subire altri rapimenti.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔