medio oriente

Sangue e morti, lo strazio all'ospedale di Gaza

L'edificio è intatto, la strage si è consumata nel cortile. Medici continuamente al lavoro

Le lacrime di una bambina nell’ospedale
(Keystone)
18 ottobre 2023
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La vita di Samir Totach è cambiata per sempre ieri quando, dopo aver portato del cibo ai parenti, ha lasciato l'ospedale al-Ahli di Gaza. L'esplosione si è verificata quando era già tornato nel rione Zaitun, dove abita. "Ho perso 30 membri della mia famiglia, fra cui donne, bambini e anche un invalido in sedia a rotelle", racconta vagando come uno spettro per il cortile alla ricerca di oggetti che appartenevano ai suoi. Poco prima ha dovuto identificarli all'obitorio. Alcuni dei corpi erano bruciati, altri dilaniati: "Ho visto bambini senza più la testa", dice con l'orrore ancora negli occhi. Nella corte dell'ospedale al-Ahli - una struttura di aspetto elegante e ben curato, in cui spicca una chiesa - c’è un odore rivoltante di carne bruciata e sangue.

I giornalisti sono filtrati da personale dell'ospedale mentre agenti della sicurezza in borghese ne seguono i movimenti. Ammessi anche i parenti delle vittime, ancora sbigottiti di fronte al disastro. "I miei parenti – continua Totach – avevano lasciato la loro casa perché era stata danneggiata in un bombardamento. Erano riparati qua ritenendolo un posto sicuro, in quanto gestito da un'istituzione cristiana. Così era stato anche in passato". La deflagrazione di martedì sera ha investito quanti si trovavano nel parcheggio e in un prato vicino, con una fila di alberi. "Molti erano su materassi, avevano steso le coperte. Altri si erano sdraiati nel parcheggio, fra le automobili. Era sera, era fresco. Non si sentivano rumori in cielo. Altri, seduti nelle automobili con i finestrini abbassati, cercavano di sapere dalla radio le ultime notizie". Poi il botto improvviso.

Dentro si opera ancora

Oggi chi passa fra i relitti delle automobili non può fare a meno di pensare alla morte terribile di chi era all'interno. L'edificio dell'ospedale non presenta danni. Al suo interno i medici continuano a curare i malati, chiedendo alle famiglie solo di non intralciare il loro lavoro. Per conoscere il bilancio delle vittime i giornalisti interpellano Ashraf al-Qidra, uno dei dirigenti del Ministero della sanità. I dati che fornisce sono agghiaccianti: "471 morti, 28 feriti gravi, 314 feriti medi o leggeri. Il bilancio dall'inizio della guerra – precisa – è di 3’478 vittime. I feriti sono 12mila". Oggi inoltre l'aviazione israeliana ha colpito un obiettivo vicino all'ospedale Shifa, il principale di Gaza. I morti sono stati 18, secondo le autorità. Sulle cause della deflagrazione Salam Maruf, un portavoce di Hamas, non ha esitazioni: "Gli occupanti diffondono menzogne", dice riferendosi alle affermazioni dell'esercito israeliano secondo cui il cortile sarebbe stato colpito da un razzo difettoso sparato dalla Jihad islamica da un cimitero vicino all'ospedale. "È chiaro che l'ospedale è stato colpito dall'aviazione".


Keystone
Le auto distrutte nel parcheggio dell’ospedale

Nella Striscia chi è stato testimone di luoghi colpiti dai raid si aspetta di vedere un grosso cratere per terra. All'al-Ahli non c’è. D'altra parte chi ha visto in passato razzi difettosi cadere in luoghi popolati (dal 7 ottobre a Gaza ne sono caduti 450, secondo le stime israeliane) sa che difficilmente hanno fatto più di 10-20 vittime. Sul piazzale dell'ospedale ci sono le tracce di un vasto incendio e macchie di sangue che in mattinata il personale ha cercato di rimuovere. Più un tragico tappeto di oggetti personali. A Gaza la via centrale, la Sallah a-Din, oggi era deserta, spettrale.

Città cambiata

I bombardamenti hanno cambiato la fisionomia della città. Una delle strade imboccate è risultata bloccata al traffico. I bombardamenti israeliani hanno fatto crollare due edifici, sui lati opposti della strada, che hanno formato una sorta di muraglia. Per trovare segni di vita bisogna raggiungere il rione Zaitun. Lì la popolazione non è partita verso il sud, come intimato da Israele. I negozi sono aperti e molti erano impegnati, sui marciapiedi, a ricaricare le batterie dei cellulari. E, cosa insolita nella Striscia in questi giorni, nel quartiere anche i fornai erano aperti. "Prenda quante pite le servono", dice il venditore. Un piccolo momento di normalità in una situazione in cui ormai di normale non è rimasto molto.

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