Estero

Aiuti statunitensi all’Ucraina sempre più in discussione

Visita di Zelensky a Washington, nessun impegno del Congresso sul pacchetto da 24 miliardi di dollari

(Keystone)

Un accorato appello almeno in parte caduto nel vuoto: “Se non riceviamo gli aiuti perderemo la guerra” ha detto Volodymyr Zelensky ai circa 70 senatori statunitensi incontrati assieme al leader della maggioranza democratica, Chuck Schumer, e a quello della minoranza repubblicana, Mitch McConnell. Il presidente ucraino ha ringraziato “i senatori e i deputati per il loro sostegno”, ma ha evitato di rispondere alle domande dei giornalisti. “I dettagli delle nostre conversazioni li teniamo per noi”, ha dichiarato secco non nascondendo una certa delusione.

Gli equilibri al Congresso americano sono cambiati rispetto a nove mesi fa e, soprattutto alla Camera, il fronte degli scettici sugli aiuti è sempre più ampio. A gelare le aspettative di Zelensky e le richieste del presidente americano Joe Biden ci ha pensato lo speaker repubblicano Kevin McCarthy escludendo, o comunque non impegnandosi formalmente a mettere in agenda l’approvazione del pacchetto da 24 miliardi di dollari di aiuti entro la fine dell’anno. “Abbiamo i nostri problemi fiscali di cui occuparci. Ci sono 10mila persone che hanno appena attraversato il confine e il presidente pensa solo all’Ucraina”, ha attaccato McCarthy. Sui fondi a Kiev lo speaker è sempre più ostaggio del manipolo di deputati trumpiani, e non solo, e proprio nella giornata della visita di Zelensky ha subito un’altra sconfitta quando un pugno di repubblicani ha affondato per la seconda volta questa settimana un voto procedurale per far avanzare la legge di spesa per la difesa. Un altro passo verso lo shutdown che Donald Trump ha chiesto ai suoi uomini di attuare per affondare “il corrotto Biden” e togliergli i fondi “per i processi contro di me”.

McCarthy ha anche evitato di farsi fotografare con il leader di Kiev e gli ha negato una sessione congiunta del Congresso con la scusa che non c’era tempo. Insomma un’accoglienza completamente diversa rispetto al dicembre di un anno fa, quando il leader ucraino fu trattato come un eroe. Come se non bastasse, 23 deputati e sei senatori repubblicani hanno scritto una lettera a Biden criticando la strategia della Casa Bianca sulla guerra perché “poco chiara” e lamentando l’impegno a tempo indeterminato verso Kiev.

No ai missili a lungo raggio: delusione anche dall’incontro alla Casa Bianca

L’intensa giornata del presidente ucraino nella capitale americana, dopo un passaggio al Pentagono, si è chiusa alla Casa Bianca con l’incontro con Biden. Nello Studio Ovale il commander in chief ha annunciato l’intenzione di inviare il nuovo pacchetto di armi, naturalmente previo via libera del Congresso, che però oggi è sembrato molto lontano. Pur ribadendo il sostegno a Kiev “per tutto il tempo necessario”, Biden ha dato un’altra delusione a Zelensky non inserendo nella lista delle nuove armi gli agognati Atacms, i missili a lungo raggio che servirebbero all’esercito ucraino per difendersi contro gli attacchi russi. Nel pacchetto annunciato ci sono infatti “significativi sistemi di difesa aerea” ma, per l’ennesima volta, non gli Army Tactical Missile Systems. “Nessuna decisione è ancora stata presa, ma non sono fuori discussione”, ha assicurato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby. Ufficialmente il Pentagono afferma che gli Stati Uniti non ne possiedono abbastanza da condividerli con i loro alleati e, inoltre, che non farebbero la differenza per gli ucraini in questo momento nella guerra. Di fatto il vero timore di Washington è che quei missili possano essere usati per attaccare in territorio russo con conseguenze inimmaginabili per l’Ucraina e il mondo.

Polonia

‘Non forniremo più armi a Kiev’

E una doccia fredda è arrivata anche dalla Polonia che smetterà di fornire aiuti militari all’Ucraina. Lo ha affermato il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki in tv. “L’Ucraina si sta difendendo da un brutale attacco da parte della Russia, e capisco questa situazione, ma difenderemo il nostro Paese. Non trasferiamo più armi all’Ucraina, perché ora stiamo armando la Polonia”, ha detto il premier polacco.

Da mesi le relazioni polacco-ucraine si sono fatte notevolmente complicate a causa dell’embargo imposto da Varsavia sull’import di grano di Kiev. Il governo polacco vuole tenere fuori dai propri confini le sementi ucraine per proteggere i propri agricoltori, che costituiscono un’importate base elettorale per l’attuale partito di governo. Tensioni che si sono accentuate dopo la decisione della Commissione europea di non estendere le restrizioni all’importazione del grano ucraino e il rifiuto di Polonia, Slovacchia e Ungheria di far cadere il divieto. Intanto però il governo di Kiev ha affermato che l’Ucraina e la Polonia discuteranno della controversia sul grano “nei prossimi giorni”, mentre i ministri dell’Agricoltura della Slovacchia e dell’Ucraina hanno concordato di creare un sistema di licenze commerciali per il grano che consentirà di revocare il divieto di importazione di quattro prodotti ucraini in Slovacchia.

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