Italia

Detenuta si lascia morire di fame: ‘È allarme sanitario’

Nelle carceri in Piemonte la capienza regolamentare sarebbe di 3’999, nell'ultimo censimento erano 4’036

Fra le sbarre
(Ti-Press)
11 agosto 2023
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Una detenuta di origini nigeriane, 43 anni, si è lasciata morire di fame nel carcere di Torino dove era detenuta. A nulla sono servite le sollecitazioni ad alimentarsi da parte dei medici e del personale di Polizia penitenziaria. “Il pur tempestivo intervento dei nostri agenti non ha purtroppo impedito la morte della detenuta”, evidenzia il Sindacato della polizia: “La donna stava scontando una pena con termine nell’ottobre 2030. È deceduta intorno alle 3, nell’articolazione di salute mentale presso cui era detenuta, e la morte è stata accertata dal personale medico e paramedico del 118, immediatamente chiamato dagli agenti. La donna, entrata in carcere poco dopo la meta del luglio scorso, si era da subito rifiutata di assumere alimenti, rifiutava ogni cura e sollecitazione a mangiare e persino i ricoveri in ospedale”.

Il sindacato evidenzia che “in Piemonte vi sono 13 istituti penitenziari sui 189 nazionali. La capienza regolamentare regionale stabilita per decreto dal Ministero della giustizia sarebbe di 3'999 detenuti, ma l’ultimo censimento ufficiale (al 31 luglio 2023) ha contato 4'036 reclusi, che ha confermato come il Piemonte sia tra le regioni d’Italia con il maggior numero di detenuti. Le donne incarcerate sono complessivamente 160 mentre gli stranieri sono circa 1'600”.

“La situazione sanitaria nelle carceri resta allarmante, come hanno anche confermato in più occasioni gli esperti della Società italiana di medicina e sanità penitenziaria: altro che emergenza superata”, è il commento. Secondo un rapporto su "Salute mentale e assistenza psichiatrica in carcere", osservando le tipologie di disturbo prevalenti sul totale dei detenuti presenti, al primo posto vi è la dipendenza da sostanze psicoattive (23,6%), disturbi nevrotici e reazioni di adattamento (17,3%), disturbi alcol correlati (5,6%). “Le carceri, dunque, assomigliano sempre più a ‘moderni lazzaretti’ di manzoniana memoria”, conclude il sindacato, che chiosa: “Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene all’ordine e alla sicurezza delle carceri del Paese. Servono interventi concreti: sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene, come anche prevedere la riapertura degli Ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose”.

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