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‘Il mare ha inghiottito 41 persone davanti ai nostri occhi’

Il racconto di 4 sopravvissuti messi in salvo dalla Guardia costiera. Ci sarebbero anche tre bambini fra le vittime

I quattro sopravvissuti sul barchino
(Keystone)

Nuovo naufragio di migranti nel Mediterraneo. La Procura di Agrigento ha aperto, a carico di ignoti, un fascicolo d'inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. I quattro superstiti messi in salvo, prima dalla motonave Rimona poi presi in carico davanti a Lampedusa dalla Guardia costiera, hanno raccontato che altri 41, tra i quali tre bambini, sarebbero annegati davanti alla Libia.

Il barchino sul quale si trovavano i 4 sopravvissuti era senza il motore quando è stato soccorso dalla Rimona. L'imbarcazione in ferro è stata avvistata e ripresa da Seabird, l'aereo da ricognizione della Sea Watch. I quattro naufraghi, fra cui una donna, ora all'hotspot di Lampedusa sono provati e sotto shock.

I virgolettati

"Ci siamo aggrappati alle camere d'aria, lo hanno fatto anche tanti altri dopo che il barchino s’è capovolto a causa di una violentissima onda. Ma con il passare del tempo, forse ore, abbiamo visto i nostri compagni di viaggio prima allontanarsi, trasportati dalle forti correnti del mare, e poi sparire. Alcuni li abbiamo visti venire inghiottiti dalle onde".

I quattro superstiti dell'ennesimo naufragio che si sarebbe consumato davanti alla Libia - due ragazzi e una ragazza minorenni e non accompagnati e un uomo adulto provenienti da Guinea e Costa d'Avorio - sono ancora impauriti e sotto shock quando, una volta in salvo a Lampedusa, raccontano il loro incubo.


Keystone
Le operazioni di soccorso

Ma le parole dei quattro sopravvissuti non hanno al momento riscontri tra le autorità italiane e, soprattutto, non convincono del tutto diversi soccorritori, che ritengono che le loro condizioni siano incompatibili con giorni in acqua senza cibo. Ad ascoltarli, con l'assistenza e il supporto degli operatori della Croce Rossa italiana che si occupa della gestione del centro di primissima accoglienza di contrada Imbriacola, sono i poliziotti della squadra mobile della Questura di Agrigento.

Ricordi lacunosi

Agenti che nei prossimi giorni - passato lo shock - li sentiranno di nuovo: i loro racconti sono infatti confusi e pieni di lacune ed è evidente che i quattro hanno paura di parlare. Secondo quanto hanno raccontato finora, erano partiti dalla Tunisia e viaggiavano assieme ad altre 41 persone, tra le quali non c'erano né familiari né loro parenti: "Solo più conoscenti e amici – dicono –. Siamo partiti giovedì da Sfax". Alcuni di loro hanno detto di essere partiti alle 16 e che il barchino s’è capovolto dopo circa 6 ore di navigazione. Ma altri hanno invece parlato di giovedì sera quale momento in cui la carretta ha preso il largo e che il naufragio è avvenuto durante la notte, forse di venerdì.

Previsti nuovi interrogatori

Dopo diverse ore passate in acqua aggrappati alle camere d'aria, hanno spiegato ancora i quattro sopravvissuti, "abbiamo visto una barca di ferro vuota e l'abbiamo raggiunta. Eravamo in dieci". Ma su che fine abbiano fatto gli altri sei migranti che sarebbero saliti sul barchino trovato alla deriva e senza motore, i naufraghi non sono stati in grado finora di spiegarlo. Torneranno dunque a essere ascoltati anche nelle prossime ore, per cercare di colmare i buchi del racconto. Amnesie che potrebbero essere dettate dai timori nei confronti di chi ha organizzato e gestito la traversata. "Sono provati e credo che abbiano anche dei timori a parlare" ha confermato Ignazio Schintu, vicesegretario generale della Croce rossa italiana.

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