stati uniti

‘Trump sapeva di mentire’, 45 pagine di accuse

La terza incriminazione: ‘Era determinato a restare al potere’

Le carte in mano ai giudici
(Keystone)
2 agosto 2023
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Donald Trump ha "disseminato bugie" e "affermazioni false che sapeva essere false" con l'obiettivo di "restare al potere" nonostante avesse perso le elezioni del 2020. Con quattro capi di accusa contenuti in 45 pagine, il procuratore speciale Jack Smith incrimina l'ex presidente per l'assalto al Congresso del 6 gennaio e il suo tentativo di sovvertire il risultato del voto.

Per Trump si tratta della terza incriminazione in quattro mesi e la più imbarazzante: è legata alla ‘Big Lie’ delle elezioni rubate ed è accusato infatti di cospirazione per frodare gli Stati Uniti, ostruzione al processo di ratifica del risultato elettorale e favoreggiamento. Trump - emerge dall'incriminazione - non ha agito da solo: a cospirare con lui c'erano altre sei persone fra cui Rudolph Giuliani, Sidney Powell e Jeffrey Clark. Quest'ultimo propose l'uso della forza per consentire a Trump di restare la potere tramite il ricorso all'Insurrection Act.

‘Dichiarava il falso, sapendolo’

Trump "ha perso le elezioni del 2020. Nonostante la sconfitta era determinato a restare al potere. E così per oltre due mesi dopo il voto ha diffuso bugie. Dichiarazioni false, che sapeva essere false", si legge nell'incriminazione. Nonostante questo le ha "disseminate per farle apparire legittime e creare un'atmosfera di sfiducia e rabbia, ed erodere la fiducia pubblica nell'amministrazione delle elezioni". Trump, insomma, sapeva che la Big Lie era una bugia ma l'ha continuata a cavalcare.

Keystone‘F*ck Trump’

L'ex presidente "aveva il diritto, come ogni americano, di parlare pubblicamente delle elezioni e anche falsamente affermare che erano state determinate da frodi", prosegue l'incriminazione cercando così di affrontare il nodo della libertà di parola nel Primo Emendamento, arma usata dai legali di Trump e dai repubblicani per respingere le accuse di Smith.

Provò a manipolare Pence

Per centrare il suo obiettivo di restare in carica Trump ha cercato di convincere il suo vicepresidente "a usare il suo ruolo per la certificazione del voto, per alterare il risultato delle elezioni", spingendosi a descrivere Mike Pence come "troppo onesto". Quando questi tentativi sono falliti, Trump ha cercato di "usare la folla dei suoi sostenitori radunata a Washington per fare pressione sul vicepresidente affinché alterasse in modo fraudolento i risultati elettorali", prosegue l'incriminazione a pagina 32.

Trump è quindi accusato di aver usato la violenza e il caos dell'assalto a Capitol Hill. "Ha rifiutato ripetutamente di approvare un messaggio diretto ai rivoltosi" per chiedere loro di lasciare il Congresso americano. Invece di procedere come chiedevano i suoi collaboratori, il tycoon ha "postato due tweet in cui non chiedeva ai rivoltosi di lasciare Capitol Hill ma suggeriva falsamente che la folla era pacifica".