Estero

Jens Stoltenberg alla guida della Nato per un altro anno

Il norvegese, nel gioco dei veti incrociati, è stato confermato come segretario generale dell'Alleanza atlantica

(Keystone)
4 luglio 2023
|

Se vale il detto squadra che vince non si cambia, è altrettanto vero per il suo capitano. Il norvegese Jens Stoltenberg resta dunque alla guida della Nato, confermando le indiscrezioni delle ultime settimane. Cioè da quando era diventato evidente che il gioco dei veti incrociati aveva reso impossibile la ricerca di quel "volto nuovo" ritenuto essenziale da molti alleati fino a sei mesi fa. Il regno di Stoltenberg IV andrà dunque avanti sino al primo ottobre 2024. Incassando il plauso dei leader, Joe Biden in testa.

"Con la sua ferma leadership, esperienza e giudizio, Stoltenberg ha portato la nostra Alleanza attraverso le sfide più significative per la sicurezza europea dalla Seconda guerra mondiale", ha commentato il presidente degli Stati Uniti. L'ex premier venuto dal freddo e dalla famiglia giusta - è nato a Oslo nel 1959, suo padre Thorvald è stato a suo tempo sia ministro della Difesa che degli Esteri - salì al grado più alto del ramo politico dell'Alleanza Atlantica nel 2014 con un primo mandato di quattro anni, com’è consuetudine. Il quarto rinnovo fa di lui il secondo ’Sec-Gen‘ più longevo di sempre, dato che il prossimo anno spegnerà le 10 candeline (l'olandese Joseph Luns governò per 12 anni e 268 giorni dal 1971 al 1984, un record considerato da molti ormai imbattibile).

Eppure i possibili successori papabili non sono mancati in questi mesi, tra cui la primo ministro danese Mette Frederiksen e il ministro della Difesa britannico Ben Wallace. La prima non ha superato il veto del fianco Est, che puntava a una figura più volitiva con la Russia, il secondo il suo cv poco blasonato - il rango di ministro ormai non basta più - ma soprattutto lo stop della Francia, che ha posto il principio di appartenenza all'Unione Europea; corre poi voce che l'Italia fosse stata per un certo periodo un contendente fortissimo ma il suo candidato di punta, Mario Draghi, non avrebbe superato il veto di Draghi stesso, che ha preferito sfilarsi dalla tenzone. Il momento d'altra parte è critico e guidare la Nato ora non è certamente un ruolo cerimoniale.

Primo, c’è una guerra da vincere. Secondo, gestire le aspettative di un nuovo delicato allargamento: di certo all'Ucraina ma anche alla Georgia e alla Moldavia. Terzo, superare i veti di Ungheria e Turchia all'ingresso della Svezia. E quarto, mettere a terra il più grande rinnovo delle strategie di sicurezza collettiva - con i rispettivi aumenti di spesa militare - dalla fine della Guerra fredda a oggi. Meglio dunque affidarsi all'usato sicuro piuttosto che a un'incerta novità, benché funzionale alle esigenze di comunicazione nonché di manuale Cencelli transatlantico. Ecco, l'insieme di questi elementi, incrociati al complesso calendario elettorale prossimo venturo, inizia a far crescere il sospetto che sostituire Stoltenberg possa dimostrarsi ugualmente complicato in futuro.

Alcuni Paesi infatti esitavano a concedergli una proroga di un anno temendo che la scelta del suo successore s'intrecciasse con le lotte per i posti di vertice dell'Ue dopo le elezioni europee del prossimo giugno. Ma pure l'America ha i suoi problemi - nel novembre del 2024 ci saranno le presidenziali - e c'è il rischio che l'imminente fibrillazione politica possa turbare la ricerca di un sostituto. Insomma, Stoltenberg potrebbe dover restare ancora, volente o nolente. Con il record di Luns a quel punto dannatamente vicino.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔