Cinque giudici su sette hanno riconosciuto l'ex presidente del Brasile colpevole di abuso di potere e uso distorsivo dei media a fini elettorali
Ineleggibile per i prossimi otto anni. Con la condanna del Tribunale superiore elettorale, cala il sipario sull'ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, tagliato fuori dalle presidenziali del 2026 mentre la destra, orfana, cerca il suo nuovo delfino.
Bolsonaro, visibilmente turbato dalla decisione, ha reagito in una conferenza stampa, proprio mentre il presidente del Tribunale, Alexandre de Morais - da sempre suo nemico giurato - stava motivando il suo voto di condanna. "Alcuni settori della società e il Tribunale superiore elettorale hanno fatto un massacro su di me. - ha gridato il leader ultraconservatore ai microfoni dei media - Ho rispettato la costituzione, ho lavorato "nel perimetro della legalità", ha continuato in un intervento fiume, avvertendo che il Brasile "è sulla strada verso una dittatura".
Cinque giudici su sette hanno riconosciuto l'ex capo di Stato colpevole di abuso di potere e uso distorsivo dei media a fini elettorali. Mentre l'episodio della riunione con gli ambasciatori del luglio 2022, che ha portato Bolsonaro alla sbarra, è stata solo l'occasione da cui partire per esplorarne le responsabilità nelle trame cospirative, sfociate nell'attacco sovranista ai Palazzi della democrazia dell'8 gennaio a Brasilia.
Tra i più duri nel motivare la condanna, è stato il relatore del procedimento, Benedito Goncalves. In un'udienza durata oltre tre ore e dedicata esclusivamente alla sua esposizione, il magistrato ha fatto leva sul documento golpista ritrovato in casa dell'ex ministro bolsonarista, Anderson Torres, per sottolineare come il leader sovranista abbia "flirtato pericolosamente col golpismo" e abbia spinto i suoi sostenitori verso "una paranoia collettiva", diffondendo "fake news".
Gli unici a esprimersi a favore dell'ex capo di Stato - come previsto - sono stati i magistrati Raul Araujo e Nunes Marques, mentre il nucleo politico più vicino a Bolsonaro si è già messo al lavoro sui nomi, in vista delle prossime tornate elettorali. In particolare, per le presidenziali del 2026, il gruppo ha già quattro pre-candidati sul tavolo: il governatore del Parana, Ratinho Jr. (Psd-Pr), il governatore del Minas Gerais, Romeu Zema (Novo-Mg), il governatore di San Paolo, Tarcisio de Freitas (repubblicani) e la senatrice Tereza Cristina (Pp-Ms), già ministra dell'Agricoltura con Bolsonaro.
Tarcisio, governatore dello stato più ricco e popoloso del Paese, appare favorito ma saranno le amministrative del 2024, secondo gli analisti, a far emergere il nome del candidato per le presidenziali, contro il Partito dei lavoratori (Pt) del presidente Luiz Inacio Lula da Silva. A San Paolo Tarcisio e i bolsonaristi appoggiano la rielezione del sindaco Ricardo Nunes (Mdb-Sp). Ma se l'attuale sindaco fosse sconfitto da Guilherme Boulos (Psol-Sp) col sostegno di Lula, la candidatura del governatore di San Paolo perderebbe forza e Ratinho Jr. e Zema, se vittoriosi nei loro stati, prenderebbero slancio. D'altra parte, in un'intervista nei giorni scorsi, Bolsonaro non aveva escluso la possibilità di una candidatura della moglie Michelle, annunciando anche di essere pronto a calare il suo asso nella manica.
"La giustizia è cieca ma non è sciocca'. Così il presidente del Tribunale superiore elettorale, Alexandre de Moraes, nella sua motivazione di condanna dell'ex presidente, Jair Bolsonaro, all'ineleggibilità per otto anni. "Non possiamo creare un precedente da struzzi - ha detto de Moraes -. Tutti sanno cosa è successo, salvo che tutti hanno nascosto la testa sotto terra. Non possiamo confondere la neutralità della giustizia, che tradizionalmente si definisce cieca, con la stoltezza. La giustizia elettorale non è sciocca", ha affermato, citando anche due opere: "Gli ingegneri del caos" dell'autore italo-svizzero Giuliano Da Empoli, e "La macchina dell'odio", della giornalista brasiliana Patrícia Campos Mello. Entrambi i testi esplorano il modo in cui le notizie false e le teorie del complotto vengono utilizzate per diffondere odio e paura, oltre che per influenzare i periodi elettorali.
Dal canto suo il ministro della Giustizia brasiliano, Flavio Dino, ha annunciato un'iniziativa presso l'Avvocatura generale dello Stato per chiedere un risarcimento per i danni arrecati da Bolsonaro alla magistratura e alla società. Lo ha scritto sul suo profilo Twitter: "La decisione del Tribunale superiore elettorale dimostra come siano stati perpetrati attacchi abusivi al sistema giudiziario e all'ordine legale. Invierò, pertanto, richiesta all'Avvocatura generale per l'analisi di un'azione risarcitoria per i danni arrecati alla magistratura e alla società, alla luce della condotta di Bolsonaro".