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Kurti: ‘Nuove elezioni se si fermano le proteste’

Gli inviati speciali di Ue e Usa per i Balcani occidentali, preoccupati dall’escalation, raggiungeranno Belgrado e Pristina il 5 e 6 giugno

Una delle bandiere esposte dai serbi durante le manifestazioni
(Keystone)

Le condizioni per nuove elezioni nel Nord del Kosovo sono la fine delle "proteste violente davanti ai municipi" di Zvecan Leposavic e Zubin Potok, e la piena attuazione dell'accordo concluso di recente in sede negoziale a Bruxelles. Lo ha detto il premier kosovaro Albin Kurti, al termine di colloqui telefonici con alcuni senatori ed esponenti dell'amministrazione americana. Kurti, che ha giustificato l'intervento della polizia e delle truppe Kfor a difesa delle istituzioni democratiche, ha definito eccessive le critiche della comunità internazionale alla dirigenza di Pristina, in particolare da parte di Ue, Usa e Quint.

"L'allontanamento della gentaglia violenta dagli edifici comunali e la piena applicazione dell'accordo di Bruxelles è la strada verso la de-escalation e verso nuove elezioni", ha scritto Kurti. A chiedere nuove elezioni al nord, con la partecipazione della locale popolazione serba, unitamente all'avvio dei preparativi per la creazione della Comunità delle municipalità serbe in Kosovo, è stato ieri l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell, minacciando in caso contrario ‘gravi conseguenze’ per le relazioni con Pristina.


Keystone
Il premier kosovaro Albin Kurti

Oggi lo stesso Kurti, intervenendo a una seduta straordinaria del parlamento del Kosovo dedicata alla situazione nel Nord e alle nuove forti tensioni interetniche, ha ribadito la legittimità dei nuovi sindaci di etnia albanese eletti il 23 aprile, e la condanna delle proteste violente dei serbi, che con il boicottaggio del voto si sono assunti la loro responsabilità per l'esito della consultazione, svoltasi in modo regolare e democratico.

Kurti, che ha giustificato l'intervento della polizia e delle truppe Kfor a difesa delle istituzioni democratiche, ha definito eccessive le critiche della comunità internazionale alla dirigenza di Pristina, in particolare da parte di Ue, Usa e Quint. A suo dire esse non contribuiscono ad allentare le tensioni. "Le strutture pubbliche del Kosovo appartengono al Kosovo e ai suoi cittadini", ha detto. E con riferimento in particolare agli screzi con gli Stati Uniti - che hanno espulso il Kosovo da una esercitazione multinazionale in corso in Europa, e che chiedono il ritiro della polizia dal Nord e l'attività dei nuovi sindaci da sedi alternative ai municipi - Kurti si è riferito all'ambasciatore Usa Jeff Hovenier affermando che i cittadini del Kosovo hanno votato per lui (Kurti) e non per Hovenier.

Le mosse diplomatiche

È stato infine deciso che gli inviati speciali per i Balcani occidentali di Ue e Usa, Miroslav Lajcak e Gabriel Escobar, saranno in missione a Belgrado e Pristina il 5 e 6 giugno prossimi con l'obiettivo principale di placare le nuove tensioni interetniche tornate a salire nel Nord del Kosovo. A riferirlo sono i media serbi.

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