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Fumata nera sulle pensioni, i manifestanti tornano in piazza

Salta il banco dopo una sola ora. Non decolla il dialogo con i sindacati: ‘Il governo è ottuso’

Macron è diventato il nemico numero uno (Keystone)

È durato meno di un'ora il primo contatto fra governo francese e sindacati dal 19 gennaio, prima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni: la premier Elisabeth Borne non ha neppure raccolto la richiesta dei leader delle 8 sigle dell'intersindacale, il ritiro incondizionato della legge che aumenta da 62 a 64 anni il minimo dell'età pensionabile.

Torna la protesta

Dopo 55 minuti esatti, i sindacalisti si sono alzati e sono usciti dall'ufficio di palazzo Matignon. Il primo commento è stato del leader della Cfdt, Laurent Berger: "È stato un fallimento". Domani la protesta torna nelle piazze di tutte le città di Francia, ed è l'undicesima volta. Gli scioperi continuano, si fermano e poi riprendono - come quello dei netturbini - o vanno avanti cercando di ridurre al minimo le conseguenze sui salari.

Dopo 3 mesi di lotta, da entrambe le parti c‘è stanchezza ma di fare un passo verso la controparte nessuno parla. I sindacalisti e le opposizioni hanno parlato di "governo ottuso". Borne ha fatto una brevissima dichiarazione e da lei è arrivato l'unico spiraglio di speranza: "Non vado avanti senza i sindacati", una frase che non ha avuto seguito e che potrebbe significare tutto, anche l'annuncio di inevitabili dimissioni. Ad accompagnarla, anche un viso inaspettatamente disteso e quasi sorridente nonostante i risultati del tentativo di "pacificare" la situazione siano stati nulli. È stato Berger, l'uomo al quale molti guardavano nella maggioranza per una possibile prima apertura nel muro di opposizione, a mettere fine all'incontro: "È successo quando la prima ministra ci ha spiegato che non avrebbe ritirato la riforma", ha spiegato il collega Frédéric Souillot, segretario di Force Ouvrière.

‘Crisi democratica’

"Non andremo avanti mentre milioni di lavoratori scendono in piazza", ha sottolineato Berger, aggiungendo preoccupato che "stiamo vivendo una grave crisi democratica". Parole dure, mentre Sophie Binet, neoeletta leader della Cgt (prima donna nella storia del sindacato comunista) ne ha trovate ancora di più drastiche: "Incontro inutile. La mobilitazione continuera, in un modo o nell'altro. C’è un tale livello di rifiuto di questa riforma nel Paese che non entrerà mai in vigore, non è possibile".

"Siamo più determinati che mai - le ha fatto eco Souillot - e lanciamo un appello a una fortissima mobilitazione per domani. Nelle piazze e attraverso gli scioperi". Anche le opposizioni sono partite all'attacco: il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha denunciato un "governo ottuso che sceglie di fare blocco". Il segretario socialista, Olivier Faure, ha tuonato contro un esecutivo che "affonda il Paese nella crisi".

Le Pen vola nei sondaggi

Per Marine Le Pen ha parlato un sondaggio, che la dà ormai in inarrestabile ascesa: è indubbiamente lei la grande vincitrice di questa crisi delle pensioni. Se si votasse domani per le presidenziali, in un'ipotetica sfida con una candidatura unica di sinistra (Mélenchon) e con l'ex premier Edouard Philippe (il più popolare se si candidasse per la maggioranza presidenziale), vincerebbe con il 31% davanti al 28% di Philippe e al 22% di Mélenchon.

Moderate le parole di Borne: "È stato un dialogo rispettoso in cui ognuno si è potuto esprimere ed ha potuto ascoltare. I nostri disaccordi sull'età pensionabile non hanno consentito di discutere in modo approfondito. Ma penso che questa riunione segni quanto meno una tappa importante. Io resto disponibile, non penso di andare avanti senza i partner sociali". Domani, appuntamento numero 11 nelle piazze di Francia, oltre una settimana dopo l'ultima mobilitazione che aveva fatto emergere una netta diminuzione dei partecipanti ai cortei. A Parigi, si parte da Les Invalides, direzione place d'Italie.

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