francia

Si vota la fiducia al governo sul caso pensioni, vigilia tesa

Disordini e violenze continue. Mélenchon: la protesta va avanti comunque

IL 70% dei francesi è contro Macron (Keystone)

L’incendio della protesta è divampato in Francia e nulla sembra al momento poterlo domare, neppure il voto di domani pomeriggio sulle mozioni di sfiducia al governo: "Non ci importa del voto, la mobilitazione continua fin quando continueranno a proporci la riforma", sostiene Jean-Luc Mélenchon infiammando ulteriormente gli animi e definendo anche "del tutto pacifica" questa protesta, che anche ieri si è conclusa a tarda sera con 169 fermi, di cui 122 a Parigi in una nuova manifestazione improvvisata.

Gli occhi di tutti sono ormai puntati sul tabellone dell’Assemblée Nationale sul quale verranno comunicati i risultati del voto sulle due mozioni di censura presentate contro il governo. Quella del Rassemblement National di Marine Le Pen ma soprattutto quella del piccolo gruppo di centristi indipendenti del Liot, controfirmata anche dalla sinistra Nupes: è infatti questa che ha più possibilità di essere votata dai deputati della destra moderata Républicains che saranno assolutamente decisivi sul risultato finale. Il numero di voti necessario per far cadere il governo - 287 - sembra difficilmente raggiungibile, mancherebbero, stando ai conteggi, almeno una ventina di voti dei Républicains. Ma fino all’ultimo momento, il clima infuocato e il momento di grande difficoltà dei macroniani fa temere quello che fino a pochi giorni fa era impensabile: sfiducia, caduta del governo di Elisabeth Borne e riforma delle pensioni automaticamente decaduta. Nelle ore immediatamente seguenti, come ha già ampiamente annunciato ai suoi, il presidente Emmanuel Macron scioglierebbe il Parlamento per andare verso nuove elezioni.

O la va o la spacca

Il capo dello stato sembra aver deciso di legare il passaggio della riforma più emblematica della sua presidenza, che lui avrebbe voluto varare nel primo mandato ma che fu rinviata per le crisi successive dei "gilet gialli" e della pandemia. L’ultimo sondaggio di popolarità Ifop, pubblicato oggi da Le Journal du Dimanche, danno Macron in forte calo a marzo, al 28%, un livello che non si vedeva dal 2019, proprio durante la crisi dei "gilet jaunes".

Sul terreno, la protesta sembra radicalizzarsi giorno dopo giorno: numerose sono ormai i quartier generali e uffici di ministri del governo o di esponenti favorevoli alla riforma che sono stati danneggiati da raid notturni o presi a sassate. Ultimo quello di Eric Ciotti, presidente dei Républicains, la notte scorsa a Nizza. In serata, davanti agli uffici di Ciotti, si sono radunati minacciosamente gruppi di manifestanti. Due le grandi raffinerie i cui impianti sono stati ormai spenti dai dipendenti, con prime ripercussioni sulle pompe di benzina.

Disagi in aumento

I blocchi stradali, le operazioni "pedaggio gratis" sulle autostrade, i treni a singhiozzo, i cumuli di immondizia che si moltiplicano a Parigi fanno aumentare lo stato di tensione, con un fronte sindacale che ormai stenta a controllare le frange più estreme della protesta. In serata, nuovi gruppi si sono "autoconvocati" nel quartiere centrale di Les Halles, a Parigi, guardati a vista dalla polizia, che li ha circondati e bloccati. La presidente dell’Assemblée Nationale, Yael Braun-Pivet, si è detta "preoccupata" per il clima di "emozione e rabbia" che si sta creando nel paese.

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