Arrestati e picchiati i manifestanti, primi arresti
Nonostante la Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei abbia riconosciuto la gravità degli avvelenamenti di migliaia di studentesse e chiesto pubblicamente una ‘severa punizione’ per i responsabili, la repressione delle proteste di studenti e professori scesi in piazza oggi è stata feroce.
Video diffusi sui social mostrano le forze dell’ordine che arrestano, picchiano e sparano gas lacrimogeni contro i manifestanti. Soprattutto studenti universitari e insegnanti, che hanno sfilato in diverse città iraniane urlando slogan: "Libertà di vita e di donna", "una scuola non è un campo di battaglia" e "abbasso il sistema che uccide i bambini".
Questa mattina il vice ministro dell’Interno iraniano Majid Mirahmadi ha annunciato in tv che in sei province sono state arrestate "diverse persone" sospettate di produrre sostanze pericolose, tra cui il genitore di un alunno. Tuttavia non ha indicato l’identità degli arrestati, né il movente. "Oggi - ha affermato Mirahmadi - i nostri nemici stanno cercando di spaventarci e interrompere il sistema educativo del Paese".
Gli arresti sono arrivati mentre Teheran, oltre a reprimere la rabbia in piazza, agisce pure sui media. Ieri tre giornalisti sono stati interrogati per aver contestato la gestione degli incidenti da parte del governo. I giornalisti tra l’altro avevano intervistato alcuni psichiatri che hanno respinto l’ipotesi secondo cui le ragazze soffrissero di una sorta di evento psicologico. Da novembre circa 5000 studentesse iraniane sono rimaste avvelenate dopo avere inalato gas tossico a scuola, ha reso noto Mohammadhassan Asafari, membro della commissione di inchiesta sui casi, aggiungendo che sono state coinvolte studentesse in circa 230 scuole di 25 province del Paese. Anche molti studenti maschi e insegnanti sono rimasti intossicati: in totale, secondo l’agenzia degli attivisti per i diritti umani iraniani Hrana, sono stati segnalati almeno 290 attacchi e 7.060 studenti hanno avuto i misteriosi sintomi.