la guerra in ucraina

Criticò l’invasione, deputato russo ‘suicida’ in India

Pavel Antov vola dal terzo piano. Continua la scia di morti misteriose

Pavel Antov (Twitter)
27 dicembre 2022
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Aveva esplicitamente criticato la guerra e gli attacchi aerei su Kiev, definendoli "terroristici", ma poi aveva chiesto "sinceramente scusa" e assicurato il suo sostegno all’operazione militare di Putin. Una parabola che si è chiusa con un volo di tre piani da un albergo in India.

Pavel Antov, deputato di Russia Unita, il partito dello zar, era un magnate dei salumi e considerato il politico più ricco di tutta la Duma. L’uomo lascia la moglie e una figlia, mentre le autorità indiane stanno indagando sulle misteriose circostanze della sua morte, che per ora viene trattata come un suicidio.

Troppi casi irrisolti

Quello di Antov è l’ultimo di una lunga serie di misteriosi decessi che dall’inizio dell’invasione in Ucraina hanno riguardato manager, businessmen e oligarchi russi, molti dei quali legati all’industria dell’energia. Casi rimasti spesso avvolti nel mistero, fra apparenti omicidi-suicidi e incidenti sospetti, cadute inesplicabili e colpi di arma da fuoco, spesso parò con un aspetto in comune tra le vittime: l’opposizione o anche solo qualche sommessa critica alla guerra lanciata da Putin lo scorso 24 febbraio.

La guida indiana che accompagnava Antov e il gruppo di altri tre amici russi ha raccontato ai giornalisti di aver trovato l’uomo in una pozza di sangue davanti al suo hotel di Rayagada, nello Stato dell’Odisha, e di averlo fatto immediatamente trasferire in ospedale, dove i medici lo hanno dichiarato morto.


Vladimir Putin (Keystone)

I dubbi della polizia

Secondo i media indiani, i responsabili della polizia locale non escludono la possibilità che Antov si sia suicidato per la depressione in cui sarebbe piombato dopo la morte dell’amico Budanov "in circostanze misteriose" mentre era in viaggio con lui in India. Un giallo che ricorda da vicino la fine del direttore creativo della società russa Agima, Grigory Kochenov, anche lui precipitato da un balcone, stavolta della sua casa a Nizhny Novgorod, durante una perquisizione della polizia. Kochenov non aveva mai fatto mistero della sua opposizione alla guerra.

Dai contorni poco chiari fu anche la scomparsa del magnate Alexander Tyulakov, vicedirettore generale di Gazprom, 61 anni, che il 25 febbraio fu trovato senza vita nel garage della sua casa per sospetto suicidio, proprio il giorno dopo l’invasione. O quella del miliardario Vasily Melnikov, rinvenuto a marzo insieme alla moglie e ai due figli senza vita nella loro casa a Nizhny Novgorod.

La morte di Protosenya

Altrettanto enigmatica la morte ad aprile di Sergey Protosenya, ex presidente dell’azienda russa del gas Novotek con un patrimonio stimato di circa 400 milioni di euro, trovato impiccato nel giardino della sua villa in Spagna. Molte anche le tragedie familiari, come quella che vide protagonista Vladislav Avayev, 51 anni, ex vicepresidente di Gazprombank ed ex funzionario del Cremlino, trovato senza vita in un lussuoso appartamento di Mosca accanto ai corpi della moglie e della figlia di 13 anni. Tutti uccisi da colpi di arma da fuoco che i media russi riferirono essere stati sparati da una delle pistole dell’uomo, ritrovato con l’arma in mano. Ravil Maganov, presidente del consiglio di amministrazione della compagnia petrolifera russa Lukoil, il primo settembre precipitò invece da una finestra della clinica centrale ospedaliera di Mosca. Una morte improvvisa e inspiegabile come quella di Andrei Krukowski, manager del resort sciistico di Gazprom, caduto da una scogliera a Sochi a inizio maggio.

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