Estero

Clima, ai paesi poveri servono 2’400 miliardi l’anno

Questa l’astronomica previsione emersa alla CoP27 di Sharm el-Sheikh

(Keystone)
8 novembre 2022
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Alla conferenza Onu sul clima di Sharm el-Sheikh è arrivata l’astronomica previsione di quanti miliardi di dollari all’anno – circa 2’400 – serviranno ai paesi del sud del mondo per affrontare i cambiamenti climatici. Un surriscaldamento globale confermato da un record meteorologico che molti avevano intuito facendo il bagno in mare pochi giorni fa: lo scorso ottobre, in Europa, è stato il più caldo di sempre. È in questo quadro che la 27esima Conferenza delle Parti (CoP) ha annunciato il varo di una nuova Agenda, quella di Sharm el-Sheikh: un elenco di iniziative per migliorare, sempre entro il 2030, la resilienza di quattro miliardi di persone che vivono nelle comunità più vulnerabili alla crisi climatica.

Mille miliardi da investitori esterni

Gli oltre due trilioni di dollari necessari ai paesi poveri per finanziare ogni anno almeno fino al 2030 la loro azione per il clima sono stati previsti da un rapporto commissionato dalla presidenza della Cop avvertendo che quasi la metà (mille miliardi) dovranno venire da "investitori esterni", quindi dai Paesi ricchi e istituzioni multilaterali. Lo scopo sarà quello di "ridurre le emissioni, costruire resilienza, affrontare le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici e ripristinare" lo stato naturale dell’ambiente.

Ampiamente oltrepassata la soglia di 1,5 gradi

Del resto bisogna far presto. E anche se la presidente Ue, Ursula von der Leyen assicura che la capacità delle rinnovabili in Europa è più che raddoppiata, la soglia di 1,5 gradi di riscaldamento globale che si sta cercando di non-superare per evitare altre catastrofi è stata ampiamente oltrepassata il mese scorso: nel segnalare il record europeo di ottobre, il bollettino mensile del servizio cambiamenti climatici del sistema satellitare Ue "Copernicus" ha registrato che le temperature nel continente sono state di 2 gradi superiori a quelle del al periodo 1991-2020. Ottobre è stato più secco della media nella maggior parte dell’Europa meridionale, quindi anche in Italia, e nel Caucaso.

L’Agenda di Sharm el-Sheikh annunciata dalla presidenza egiziana della Cop è il primo piano globale per raccogliere attori statali e non-statali intorno a un pacchetto condiviso di 30 risultati di adattamento da ottenere in otto anni su cibo e agricoltura, acqua e natura, oceani e coste, insediamenti umani e sistemi di infrastrutture, pianificazione e finanza.

Ma per chi è letteralmente con l’acqua alla gola, come le isole erose dall’innalzamento degli oceani, ovviamente non basta. Il presidente dello stato insulare di Palau, nel Pacifico, Surangel Whipps, ha detto chiaramente: "stiamo annegando. Potreste anche bombardarci, sarebbe più semplice". A nome dell’Alleanza dei piccoli Stati insulari, il premier di Antigua e Barbuda, Gaston Browne, chiesto che già "nella conferenza in corso" venga istituito un fondo per risarcire le "perdite e danni" causati dai cambiamenti climatici. Per finanziarlo, Browne ha auspicato l’imposizione di una tassa globale sui profitti delle compagnie petrolifere.

La tassa dovrebbe essere almeno di "dieci centesimi per ogni dollaro dei miliardari profitti" che questi gruppi energetici stanno raccogliendo, ha precisato la premier dell’isola caraibica di Barbados, Mia Mottley, ricordando che l’industria petrolifera ha realizzato "200 miliardi di utili" solo "negli ultimi tre mesi".

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