Estero

La protesta in Iran non si placa, spari sui dimostranti

La polizia apre il fuoco sui manifestanti radunatisi davanti alla tomba della 16enne dichiarata morta un mese fa dopo aver preso parte alle proteste

Proteste quotidiane
(Keystone)
27 ottobre 2022
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Istanbul – Ancora proteste e ancora spari sulla folla. Le forze dell’ordine iraniane hanno aperto il fuoco contro i manifestanti che si erano radunati oggi nel cimitero di Khorramabad, nell’est del Paese, per commemorare Nika Shakarami, la 16enne dichiarata morta un mese fa, 10 giorni dopo la sua scomparsa, dopo aver preso parte alle manifestazioni per Mahsa Amini. Secondo la procura di Teheran, l’adolescente si è suicidata lanciandosi da un edificio in costruzione e la sua morte "non è legata alle manifestazioni". Ma la versione ufficiale era già stata contestata dalla famiglia nelle scorse settimane, portando il caso ad ottenere un’attenzione internazionale e rendendo Nika uno dei simboli delle rivolte che da oltre un mese scuotono l’Iran.

Secondo un’inchiesta della Cnn, basata su testimonianze di chi era con lei fino a poco prima che si perdessero le sue tracce, la ragazza è stata catturata dalle forze di sicurezza in borghese mentre partecipava a una manifestazione bruciando il suo velo. Un certificato di morte, verificato dalla Cnn, afferma che Nika è morta per ferite multiple causate da percosse con un oggetto rigido.

Manifestazioni in tutto il Paese

Oggi la ragazza non è stata commemorata soltanto al cimitero di Khorramabad ma anche nelle manifestazioni che si sono tenute in varie città del Paese, come succede da oltre un mese. "Morte al dittatore", in riferimento alla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, resta tra gli slogan più popolari delle manifestazioni che si sono tenute anche a Teheran e in altre città, come Isfahan, dove sono stati arrestati alcuni medici che si erano uniti alle proteste. A Karaj, le dimostrazioni si sono tenute in alcune università mentre a Mahabad, nel nord est dell’Iran, molte persone sono scese in piazza per protestare contro la morte di un manifestante ucciso nei giorni scorsi e alcuni dimostranti hanno incendiato l’ufficio della prefettura locale scatenando scontri con le forze dell’ordine.

Secondo i dati di Hrana, agenzia degli attivisti per i diritti umani iraniani, 252 persone hanno perso la vita dall’inizio delle proteste, tra cui 36 minori e 30 membri delle forze di sicurezza. Quasi 14 mila gli arrestati, tra loro anche 9 stranieri, come l’italiana Alessia Piperno, trentenne che si trovava nel Paese quando le proteste sono esplose, e alcuni cittadini francesi che, secondo le autorità di Teheran, sono accusati di spionaggio.

Il capro espiatorio

"Queste rivolte aprono la strada al terrorismo", ha detto il presidente iraniano Ebrahim Raisi secondo il quale sono state le proteste contro il suo governo ad avere causato l’attentato di ieri a Shiraz, nel sud dell’Iran, dove sono morte 15 persone e 27 sono rimaste ferite. "L’intenzione del nemico è quella di interrompere i progressi del Paese", ha affermato il presidente ultraconservatore commentando l’attacco terroristico contro un mausoleo sciita, che è stato rivendicato dall’Isis, promettendo che i nemici dell’Iran responsabili dell’attentato saranno puniti.

Raisi ha incassato la solidarietà del presidente russo Vladimir Putin, che si è detto disponibile ad "aumentare la cooperazione nella lotta al terrorismo" con l’Iran, mentre Teheran ha puntato il dito contro l’Occidente in riferimento all’attacco di Shiraz. "Basati negli Stati Uniti e in Europa, i terroristi godono del loro deciso sostegno. Perché i meccanismi per i diritti umani tacciono sull’attacco terroristico mortale di Shiraz?", ha chiesto polemicamente il Segretario dell’Alto consiglio per i Diritti Umani iraniano, Kazem Gharibabadi.

Botta e risposta diplomatico

Dichiarazioni destinate a complicare le relazioni della Repubblica islamica con i Paesi occidentali, già in un momento molto delicato dopo le critiche di Europa e Stati Uniti alla repressione delle proteste. L’Unione europea ha respinto, bollandole come "motivate politicamente", le sanzioni imposte ieri da Teheran in risposta alle misure di Bruxelles contro le "violazioni dei diritti umani" nella repressione delle proteste. Mentre critiche espresse dalla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock hanno portato l’ambasciatore tedesco a Teheran e l’ambasciatore iraniano a Berlino ad essere convocati dai ministeri degli Esteri dei rispettivi Paesi ospitanti.

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