L’Aie pronostica nel 2025 il picco globale di CO2 legato all’energia. L’Unep: serve una trasformazione rapida e radicale della società
Un altro anno "sprecato" nella lotta al cambiamento climatico. Secondo il Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite, nonostante le promesse dei governi al vertice Cop 26 di Glasgow, il 2022 ha portato solo progressi "tristemente inadeguati" sul taglio delle emissioni di gas serra. Tanto che "non esiste un percorso credibile verso un riscaldamento globale di 1,5 gradi" rispetto ai livelli preindustriali e siamo "lontanissimi" dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Andando avanti con le politiche attuali il surriscaldamento globale rischia di raggiungere 2,8 gradi entro la fine del secolo: una "catastrofe".
"Le emissioni rimangono a livelli pericolosi e record e sono ancora in aumento. Dobbiamo colmare il divario con quanto è necessario fare sui gas serra prima che la catastrofe climatica si avvicini a tutti noi", dichiara il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, alla presentazione del rapporto dell’Unep ‘The Closing Window’. "La finestra di tempo per agire per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi si sta chiudendo rapidamente", osserva Guterres a poco più di una settimana dal nuovo vertice per il clima, la Cop 27 di Sharm El Sheikh.
Per invertire la rotta e dimezzare le emissioni entro il 2030, ormai mancano poco più di sette anni, e l’unica soluzione è, per l’Onu, una trasformazione rapida e radicale della società a partire dal settore energetico ma anche nell’industria, nei trasporti, negli edifici, nei sistemi alimentari e finanziari.
Nell’energia, nonostante i progressi sulle rinnovabili, le emissioni globali continuano a crescere e raggiungeranno un "picco" nel 2025, secondo le nuove previsioni dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) nel rapporto annuale. Secondo l’Agenzia, la guerra della Russia in Ucraina avrà un effetto paradossalmente positivo per il clima, con l’aumento degli investimenti in energie sostenibili causato dal "profondo riorientamento" dei mercati mondiali dell’energia.
Gli investimenti globali sulle energie pulite sono attesi salire così fino a più di 2’000 miliardi di dollari all’anno nel 2030, una crescita di oltre il 50% rispetto ad oggi ma insufficiente per l’obiettivo di zero emissioni nette nel 2050. Bisognerebbe arrivare a oltre 4’000 miliardi di dollari all’anno. Per il segretario generale dell’Onu, l’indicazione è chiara: bisogna "smettere di affidarci ai combustibili fossili, evitare di restare bloccati con nuove infrastrutture con fonti fossili e investire massicciamente nelle rinnovabili".
Un’altra raccomandazione che arriva dal rapporto Unep è quella per una riforma della finanza, troppo spesso distratta nell’azione del clima da interessi a breve termine e obiettivi contrastanti, a partire dalla trasparenza e da un prezzo per il carbonio.
La direttrice esecutiva del Programma Onu per l’ambiente, Inger Andersen, riconosce che "è un’impresa ardua, e alcuni direbbero impossibile, riformare l’economia globale e quasi dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030, ma dobbiamo provarci", afferma. "Ogni frazione di grado conta", continua, per le comunità vulnerabili, per le specie e gli ecosistemi e per ognuno di noi. Una speranza comunque c’è e, nella migliore delle ipotesi, la piena attuazione dei contributi promessi a livello nazionale e degli ulteriori impegni verso zero emissioni indica un aumento della temperatura di 1,8 gradi. Tuttavia, questo scenario non è giudicato dall’Unep al momento credibile, visto il divario tra le emissioni attuali e gli obiettivi a breve e lungo termine.