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Isola di Pasqua in fiamme: ‘Danni irreparabili ai Moai’

Alcune delle statue simbolo sono carbonizzate: ‘Incendio doloso’, si va a caccia dei colpevoli

Una statua moai, sull’isola sono quasi mille (Keystone)
7 ottobre 2022
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Colonne di pietra fumanti e carbonizzate. Nasi spezzati, volti ormai irriconoscibili. La furia del fuoco non conosce pietà di fronte alla storia e sull’isola di Pasqua ha devastato diversi moai, le emblematiche teste scolpite dagli indigeni Rapa Nui cinquecento anni fa, eredità di un’affascinante cultura antica e figure di devozione spirituale. Le agenzie ambientali e culturali parlano di "danni irreparabili" al patrimonio, che rischiano di mettere in crisi il territorio parte del Cile proprio mentre cercava di risollevare il turismo con la prima riapertura dopo il Covid.

L’emergenza riaccende poi lo scontro contro Santiago, con le autorità dell’isola che accusano il governo centrale di aver abbandonato il territorio e il suo patrimonio culturale. L’incendio è scoppiato lunedì e "al 99,9% è stato doloso", ha denunciato il sindaco di Rapa Nui, Pedro Edmunds Paoa. La forza del vento nella zona ha rapidamente diffuso le fiamme, fino a incenerire 100 ettari dell’isola, colpendo gravemente la zona del cratere del vulcano Rano Raraku, dove si trovano circa 400 moai e la cava della pietra con cui venivano realizzate le statue.

Incendio ora sotto controllo

Sebbene l’incendio sia ora sotto controllo, l’entità dei danni non è ancora stata chiarita completamente. Ma la Brigata di protezione ambientale di Rapa Nui, parte della Corporazione forestale nazionale cilena, ha spiegato che i roghi hanno provocato alterazioni chimiche nella composizione della pietra delle statue e "si stima che ne siano state colpite diverse decine". Inoltre, le fiamme hanno avuto "un impatto negativo sulla biodiversità dell’isola e potrebbero aver messo a rischio alcune specie autoctone della regione".

Il direttore della comunità Ma’u Henua, Ariki Tepano, responsabile del parco nazionale patrimonio Unesco, ha definito l’incendio "irreparabile e con conseguenze che vanno al di là di ciò che gli occhi possono vedere". I moai "sono completamente carbonizzati", ha lamentato.

La polemica con Santiago del Cile

L’Isola di Pasqua conta quasi mille moai, alti in genere circa 4 metri e scolpiti tra il 1400 e il 1650 a formare un anello attorno al territorio. Con occhi infossati e orecchie lunghe, per il popolo Rapanui sono considerati l’incarnazione vivente di un antenato. I monoliti sono simbolo di una storia unica e colonne portanti per il turismo, settore chiave per l’isola che ha riaperto i battenti appena tre mesi fa dopo la lunga chiusura per la pandemia. Ora il sito è stato nuovamente chiuso e il sindaco Edmunds si è scagliato contro il governo del presidente Gabriel Boric, accusandolo di aver "abbandonato" l’isola a se stessa. "È logico che queste cose accadano - ha tuonato - perché non c’è sorveglianza, non ci sono soldi per assumere una guardia 24 ore su 24". Questo "è un problema di risorse, un problema di sicurezza, un problema di Stato assente", ha accusato ancora, rivolgendo poi un appello "allo Stato e al governo affinché una volta per tutte prendano sul serio la pianificazione per quest’isola".

Dal Consiglio dei Monumenti del Cile al sindaco, tutti segnalano che i danni sarebbero "irreversibili" per le statue. Di altra idea è invece il restauratore toscano Lorenzo Casamenti, appena tornato da una missione nell’isola. "Non è la prima volta che incendi insidiano le statue", le conseguenze sono "gravi" ma quasi certamente "riparabili", ha detto all’Ansa l’esperto che da anni si occupa di "curare" un gruppo di monoliti attaccati da licheni. "È importante - ha aggiunto - che le autorità intervengano rapidamente per rimuovere la cappa nera che ricopre le statue". Se si aspetta, "allora sì che il danno può diventare irreversibile".

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