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Missili e caccia in volo, Kim sfida ancora Usa e Seul

Alta tensione nell’area. Pyongyang: ‘La portaerei Reagan è una grave minaccia’

Kim Jong-un sulla tv giapponese (Keystone)
6 ottobre 2022
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Kim Jong-un ha lanciato altri due missili a corto raggio e ha mobilitato 12 aerei militari nordcoreani, otto caccia e 4 bombardieri, tutti schierati in formazione per manovre di tiro sulla linea di confine della zona demilitarizzata (Dmz). Un’inconsueta contromossa alle recenti esercitazioni militari di Corea del Sud e Usa, in base all’interpretazione del Comando di stato maggiore congiunto di Seul che, a sua volta, ha replicato con una "risposta travolgente".

La risposta

Circa 30 caccia sudcoreani sono stati immediatamente schierati nell’area, per un’iniziativa "mai vista nell’ultimo anno", con l’obiettivo di seguire i jet nordcoreani che si spostavano a sud della Special reconnaissance line, la linea di sicurezza tracciata da Seul appena a nord del confine lungo il 38esimo parallelo.

La tensione nell’area continua pericolosamente ad aumentare e Kim ha continuato per tutta la giornata a tenere sotto pressione Seul, Tokyo e Washington, a due giorni dal lancio del missile balistico intermedio - il primo dal 2017 - che martedì ha scosso la regione e dato al leader supremo diversi motivi di soddisfazione. Innanzitutto Kim è balzato con prepotenza sulla scena internazionale malgrado la guerra in Ucraina scatenata dalla Russia, seminando insicurezza - se non paura - nei Paesi vicini "ostili" con il suo Hwasong-12 che ha volato per oltre 4.500 chilometri sopra il Giappone prima di finire nel Pacifico. E ha avuto la conferma del pieno sostegno di Cina e Russia nella seduta di mercoledì del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, convocata d’urgenza sulle vicende nordcoreane e conclusasi con un nulla di fatto

Accuse a Mosca e Pechino

Gli Usa hanno accusato Pechino e Mosca di favorirlo, proteggendolo dai tentativi di sanzioni più aspre. "La Corea del Nord ha goduto della protezione totale di due membri di questo Consiglio", ha tuonato l’ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro Linda Thomas-Greenfield. Secca la risposta cinese: il Consiglio "deve svolgere un ruolo costruttivo invece di affidarsi esclusivamente alla retorica o alle pressioni", ha replicato il numero due della rappresentanza Geng Shuang, puntando il dito contro Washington perché "i recenti lanci del Nord sono strettamente legati alla serie di esercitazioni militari nella regione". Gli Usa devono "affrontare le ragionevoli preoccupazioni di Pyongyang" sulla sicurezza, ha aggiunto Geng. Mentre per la vice ambasciatrice russa Anna Evstigneeva, "l’introduzione di nuove sanzioni porta a un vicolo cieco e a zero risultati".

Kim, inoltre, si è visto consegnare un regalo ben confezionato: il ritorno della portaerei Uss Ronald Reagan nei mari intorno alla Corea del Sud per nuove esercitazioni con Seul e Tokyo, a marcare l’unità degli alleati contro l’aggressività del Nord. Se le esercitazioni "ostili" sono state la motivazione dei lanci di missili, la presenza della Reagan - definita "una grave minaccia alla stabilità della regione" da un funzionario del ministero degli Esteri nordcoreano - può valere come giustificazione per il settimo test nucleare, se Kim decidesse di procedere. Una nota stonata, infine, è stata la telefonata odierna di 25 minuti tra il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol e il premier nipponico Fumio Kishida, utile a superare gli ultimi anni di gelo diplomatico in favore di una difesa comune contro le minacce di Pyongyang. Per Kim si tratta di rischi accettabili di fronte ai suoi piani per strappare concessioni ai vicini ostili brandendo l’arma nucleare.

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