Secondo l’accusa tutti sapevano delle condizioni ma non sarebbero state fatte le manutenzioni, eppure Autostrade e Spea non hanno responsabilità civili
Non saranno responsabili civili Autostrade e Spea. Lo ha deciso il tribunale, nel processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime), che ha accolto la richiesta di esclusione. A questo punto, in caso di condanna, saranno i singoli imputati a pagare i risarcimenti, salvo le possibilità di cause civili. Le due società erano già uscite dal processo dopo il patteggiamento a circa 30 milioni, Autostrade e Spea potrebbero ora uscirne del tutto.
A processo ci sono 59 persone tra ex dirigenti e tecnici di Autostrade e Spea, ex ed attuali dirigenti del Ministero delle infrastrutture e del Provveditorato delle opere pubbliche della Liguria. Secondo l’accusa tutti sapevano delle condizioni del ponte ma non sarebbero state fatte le manutenzioni per risparmiare. Nel corso dell’udienza parleranno i legali delle oltre 300 parti civili che hanno chiesto di costituirsi alla prima udienza lo scorso luglio.
"Siamo amareggiati non tanto per i risarcimenti ma da un punto di vista di immagine: sembra che in Italia ci sia un accanimento solo sulle vittime, tra riti abbreviati e patteggiamenti. La cosa grave è che la norma ti permetta di sfuggire, di lasciare il processo". Così Egle Possetti, la portavoce del Comitato ricordo vittime del ponte Morandi, dopo la decisione del tribunale di escludere Aspi e Spea come responsabili civili. "In processi di questo tipo – continua – dovrebbe esserci una norma ad hoc per la gestione delle parti, per avere una tutela particolare".