Estero

Armenia-Azerbaigian, nuovi scontri e altro cessate il fuoco

I due Paesi, da trent’anni coinvolti nella disputa sulla regione del Nagorno-Karabakh, si rimbalzano reciprocamente la responsabilità degli attacchi

(Keystone)
13 settembre 2022
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Si riaccende la tensione fra Armenia e Azerbaigian. Poco dopo la mezzanotte (ora svizzera) si sono verificati scontri al confine, per i quali, in comunicati speculari, resi noti dalle agenzie russe Tass e Interfax, i Ministeri della difesa dei due Paesi si accusano l’un l’altro. L’esercito azero lamenta perdite tra il personale e danni alle infrastrutture militari a causa dei bombardamenti con armi di vario calibro, compresi mortai, delle unità delle Forze armate armene. A sua volta il Ministero della difesa dell’Armenia riferisce che le forze armate dell’Azerbaigian hanno condotto bombardamenti in tre direzioni, utilizzando veicoli aerei senza pilota. Nella mattinata le due parti "hanno concordato un cessate il fuoco a partire dalle 9 ora locale (le 7 in Svizzera) dopo una risposta delle Forze armate azere. L’Armenia ha già violato l’accordo, ma il cessate il fuoco è in vigore dalle 9.15 ora locale", ha reso noto l’agenzia di stampa azera Azertac, citata dalla Tass. Anche l’Armenia lamenta la violazione della tregua: come dichiara il premier armeno Nikol Pashinyan, l’intensità dei combattimenti al confine tra l’Armenia e l’Azerbaigian è diminuita, ma gli attacchi azeri continuano. "Al momento, l’intensità delle operazioni di combattimento è diminuita, ma gli attacchi azeri continuano in una o due direzioni. Il Ministero della difesa armeno sta valutando la situazione e le vittime. Saranno pubblicate informazioni ufficiali", ha detto Pashinyan durante un intervento d’emergenza al Parlamento.

L’Armenia si è appellata all’aiuto della Russia, in virtù del trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza che lega i due Paesi. Annunciato anche un appello all’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (Otsc), ovvero una alleanza militare creata nel 1992 e di cui fanno parte Armenia, Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan, e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha avuto una conversazione telefonica con il presidente russo Vladimir Putin, il suo omologo francese Emmanuel Macron e il segretario di Stato statunitense Antony Blinken per chiedere loro di reagire all’"aggressione" dell’Azerbaigian. Lo ha reso noto il governo armeno. Nei colloqui separati Pashinyan ha detto di sperare in "una risposta appropriata da parte della comunità internazionale", alla luce degli scontri in corso al confine tra Armenia e Azerbaigian.

A difesa di Baku si schiera invece la Turchia. "L’Armenia smetta subito di provocare". Lo ha affermato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, sul suo account Twitter aggiungendo di avere discusso con l’omologo azero Jeyhun Bayramov degli scontri iniziati la notte scorsa sul confine tra i due Paesi. Il capo della diplomazia di Ankara ha invitato Yerevan a "concentrarsi sui negoziati di pace e la cooperazione nell’ambito della riconciliazione trovata con l’Azerbaigian", si legge nel messaggio.

Armenia e Azerbaigian, l’una cristiana e l’altro musulmano, sono coinvolti da trent’anni, fin dalla dissoluzione dell’Urss, in tensioni riguardo alla regione del Nagorno-Karabakh, inclusa nel territorio azero ma abitata da una maggioranza armena. Tensioni che sono sfociate in aperto conflitto fra il 1992 e il 1994, conclusosi con un cessate il fuoco più volte violato e con l’autoproclamazione di indipendenza della Repubblica dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, non riconosciuta a livello internazionale. Il conflitto si è poi riacceso nel 2020, fra settembre e novembre, concludendosi con un altro cessate il fuoco e la riappropriazione da parte dell’Azerbaigian di sette distretti del territorio dell’autoproclamata repubblica e di una parte di territorio perduta durante la guerra precedente.

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