L’Ungheria si è sfilata dalla proposta di embargo graduale presentata dalla Commissione europea. Anche Slovacchia e Bulgaria chiedono deroghe
L’Ungheria non sosterrà la proposta dell’Unione europea per un embargo graduale sul petrolio russo così come è stata presentata. Lo ha riferito il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, spiegando che Budapest non vede "alcun piano o garanzia su come una transizione" dal petrolio russo "potrebbe essere gestita sulla base delle proposte attuali e su come sarebbe garantita la sicurezza energetica dell’Ungheria". A quanto si è appreso, Ungheria e Slovacchia hanno chiesto, a fronte di una possibile deroga per loro sino alla fine del 2023, di avere più tempo prima di interrompere il flusso del petrolio che arriva dalla Russia.
Deroga chiesta anche dalla Bulgaria, come si evince dalle parole del ministro delle Finanze di Sofia Assen Vassilev in un’intervista al settimanale di Sofia Kapital. "Dal punto di vista puramente tecnologico, la Bulgaria può fare a meno del petrolio russo, ma ciò aumenterebbe notevolmente il costo dei carburanti nel Paese. Pertanto, se la Commissione europea consente eccezioni dell’embargo petrolifero, anche la Bulgaria eserciterà il diritto di chiederle".
Dura la reazione di Kiev: "I Paesi dell’Ue che continueranno ad opporsi all’embargo sul petrolio russo sono complici dei crimini commessi dalla Russia in territorio ucraino". Lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba in un videomessaggio.