Estero

Putin a Macron: ‘Kiev non è seria, basta armi dall’Occidente’

Nelle due ore di telefonata tra il presidente russo e quello francese, un duro monito all’Europa e agli Stati Uniti

Vladimir Putin
(Keystone)

"L‘Occidente la deve smettere di inviare armi all’Ucraina". Le parole di Vladimir Putin sono categoriche, il tono della voce fermo. Il suo non suona come un invito, ma come un monito rivolto all’Europa e agli Stati Uniti, dietro al quale si nasconde il rischio di un’escalation della guerra. Un messaggio perentorio consegnato nelle mani di Emmanuel Macron, con cui lo zar si è intrattenuto al telefono per poco più di due ore. Poco prima aveva firmato il decreto che fa scattare le contro-sanzioni di Mosca per colpire i ’Paesi ostili’, tra cui la stessa Francia. Ma anche l’Italia, la Germania, il Regno Unito, gli Stati Uniti. Ora c’è solo da attendere quali saranno le conseguenze, con Bruxelles che si appresta a sua volta a varare l’atteso nuovo pacchetto di misure contro la Russia.

L’ultima conversazione sull’asse Mosca-Parigi risaliva al 29 marzo, quando ancora Macron non era nemmeno sicuro di essere rieletto. L’inquilino dell’Eliseo, che sabato ha sentito anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha ribadito con forza la richiesta a Mosca "di essere all’altezza delle sue responsabilità di membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite", dunque "di mettere fine alla sua aggressione devastatrice", come testimoniano le terribili immagini che arrivano dall’Ucraina. Di qui l’ennesimo appello al cessate il fuoco e a intavolare delle vere e proprie trattative, con la Francia, ha ribadito Macron, "sempre disponibile a lavorare per creare le condizioni che portino a una soluzione negoziata" della crisi, con l’obiettivo di "consentire la pace e il pieno rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina".

Ma Putin, stando al resoconto del Cremlino, di fronte alle parole del presidente francese sembra non essere arretrato di un millimetro dalle sue posizioni, puntando il dito su Kiev e sugli alleati occidentali che la sostengono: la Russia è ancora "aperta al dialogo", avrebbe assicurato il presidente russo, accusando invece l’Ucraina di "non essere pronta per negoziati seri" che portino alla fine del conflitto. Obiettivo, quest’ultimo, la cui conditio sine qua non per Putin è una sola: basta con gli armamenti e gli equipaggiamenti militari inviati alla resistenza ucraina, un flusso imponente che finora ha fatto la differenza sul terreno impedendo di fatto alle forze di Mosca di prevalere.

Così, con quello che per alcuni osservatori è un eccesso di ottimismo, Boris Johnson si è detto certo che "alla fine l’Ucraina vincerà la guerra". E (primo leader occidentale a farlo) rivolgendosi in videocollegamento ai deputati della Verkhovna Rada, il parlamento monocamerale ucraino, il premier britannico ha usato contro Putin toni molto meno diplomatici di quelli di Macron: "Ha gettato i semi per la sua catastrofe e quella dell’intera Russia", ha affermato BoJo, definendo la resistenza degli ucraini "la più grande impresa militare del XXI secolo" e "una lotta del bene contro il male". Mentre Londra promette altri 360 milioni di euro di forniture in armi: dai missili a lungo raggio, ai tank con sistemi anti-aerei, a veicoli speciali.

Le contro sanzioni russe

Arriva intanto la risposta di Putin ai Paesi che stanno tentando di isolare la Russia e di strangolare la sua economia con sanzioni sempre più dure. L‘atteso decreto firmato dal presidente russo, ha spiegato il Cremlino, contiene misure che hanno lo scopo di "proteggere gli interessi nazionali" e che rappresentano "una ritorsione contro le azioni ostili di alcuni Stati e organizzazioni internazionali". In particolare si vieta a chiunque nella Federazione Russa di esportare beni e materie prime a persone ed entità straniere presenti nella ’lista nera’. Lista che il governo dovrà stilare entro dieci giorni. Si bandisce dunque qualunque tipo di transazione con individui o società presenti in questa black list e si autorizzano le controparti russe a non adempiere ai propri obblighi nei confronti di chi è sanzionato.