Il presidente uscente in testa dopo il primo turno delle presidenziali, tallonato dalla candidata di estrema destra. Alla deriva Eric Zemmour
Non sembra cambiato niente rispetto al 2017, per ora. Ma che il ballottaggio del 24 aprile abbia lo stesso esito non è assolutamente detto. Esattamente come cinque anni fa le due foto proiettate dai canali televisivi francesi alle 20 spaccate hanno sancito che la corsa per la presidenza della Repubblica francese è storia tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. E mai come stavolta la partita è tutta da giocare. Perché sì, Macron ha fatto il pieno di voti ottenendo, con circa il 28%, quattro punti percentuali in più rispetto al vittorioso 2017. E ha pure tenuto a distanza lo spauracchio Le Pen, ferma al 23%. Ma se il presidente uscente può contare sul sostegno di buona parte della destra e della sinistra, i calcoli degli analisti dicono che su Marine Le Pen convergerà almeno il 7% dei voti in più rispetto a quelli che prese nella sfida di cinque anni fa: quelli di un Eric Zemmour andato alla deriva, che stasera ha esortato i suoi sostenitori a votare per lei.
Spicca invece il trionfo popolare di Jean-Luc Mélenchon, il tribuno della ‘gauche radicale’, salito per la prima volta oltre il 20% piazzandosi al terzo posto. E, soprattutto, spazzando via i fantasmi di chi considerava possibile che non pochi suoi seguaci votassero Le Pen in funzione anti-Macron: "Neppure un voto deve andare a Marine Le Pen!", ha gridato dal palco per quattro volte, entusiasmando i suoi sostenitori.
Atmosfera opposta in casa del polemista di estrema destra, Eric Zemmour, crollato al 7% dopo sondaggi lusinghieri. Ha pagato le sue affermazioni filorusse, ma soprattutto ha perso la scommessa di soppiantare la presidente del Rassemblement National come guida dell’estrema destra. Una Le Pen che questa sera è apparsa fiduciosa quando ha lanciato un appello ai francesi "di ogni sensibilità, a tutti coloro che non hanno votato per Macron" ad "unirsi a questo grande Rassemblement National e popolare".
Gli altri risultati, si diceva, attestano soprattutto clamorose sconfitte: come quella di Valérie Pécresse, prima donna a candidarsi all’Eliseo per i Républicains neogollisti, che sprofonda dal 16-17% iniziale al 5% di questa sera. Il suo predecessore nella corsa all’Eliseo, François Fillon, nonostante fosse azzoppato dallo scandalo dei collaboratori parlamentari, aveva conquistato il 20% cinque anni fa. Altra storia.
Più atteso, perché era stato annunciato dai sondaggi ormai da settimane, il 2% con cui naufraga Anne Hidalgo, sindaca socialista di Parigi che già nei giorni scorsi ha anticipato la sua sconfitta proclamando la necessità di una rifondazione del Ps, o di quel che ne resta.
Con le urne chiuse da un paio d’ore sono già arrivati i primi sondaggi in vista del ballottaggio. Entrambi danno vincitore Macron: quello dell’istituto Ifop, lo dà al 51% contro il 49% di Le Pen; quello di Ipsos Sopra-Steria gli dà più agio, accreditandogli il 54% dei consensi. Ma non sarà facile per il presidente uscente. Sia per il contesto nazionale e internazionale, sia perché quanto doveva attingere dal serbatoio gollista dei Républicains è già stato attinto in questi cinque anni: quel che avanza, guarda ancora più a destra rispetto che al centro.