Il primo turno delle presidenziali si terranno domenica. I sondaggi danno la leader di estrema destra in rimonta rispetto a Emmanuel Macron
Parigi - Marine Le Pen, al terzo tentativo, sente di potercela fare. La leader di estrema destra, ancora premiata in queste ore dagli ultimi sondaggi, è talmente fiduciosa di battere Emmanuel Macron da parlare ormai liberamente del "suo" governo.
Di quello che definisce un "governo di unione nazionale", che accoglierà anche esponenti di schieramenti diversi e al quale starebbe lavorando. Tanto da aver già stilato "una lista". A una domanda su chi sarà il premier, dice di "avere un’idea" e molti pensano che alluda a Eric Zemmour.
Marine Le Pen, data sul viale del tramonto soltanto qualche mese fa all’inizio della sua campagna elettorale, non soltanto ha respinto l’attacco all’estrema destra di Eric Zemmour, ma si è avvicinata come mai prima d’ora al presidente. Gli ultimi sondaggi confermano i 4 punti di scarto, con qualche inchiesta che arriva a 3,5.
Stasera chiude la campagna elettorale con un comizio nei suoi "feudi" elettorali del sud, a Perpignano, dove il Rassemblement National governa con il vicepresidente del partito e suo ex compagno, Louis Aliot.
Fra i luogotenenti della candidata, regna grande ottimismo, anche se soltanto un paio di mesi fa si contavano le fughe per raggiungere "Reconquete!", il movimento di Zemmour, che ha praticamente ammesso di aver perso la sua scommessa. Unica incognita fra i lepenisti, l’astensionismo, che i sondaggisti danno a livelli record, oltre il 30% e che potrebbe, secondo loro, colpire soprattutto la candidata di Rn.
Ma il suo sguardo verso il futuro, verso un governo così aperto da "accogliere" anche personaggi di altri schieramenti - Le Pen pensa ai partiti sovranisti di destra e a di sinistra (gli eredi del ministro Chévenement) - tende anche a drenare voti dai piccoli movimenti che potrebbero essere interessati all’operazione.
Sui media si moltiplicano le speculazioni sulle intenzioni di Zemmour, che ieri per la prima volta ha ipotizzato la sua eliminazione al primo turno, affermando di voler "correre per le politiche di giugno" se non andrà all’Eliseo.
I punti di contatto con il Rassemblement National non sono pochi e - come ripete Macron - i due sono "una coppia" che continua a di promettere "di tutto, a tutti". Come l’ultima proposta della leader: "multare" chi indosserà il velo negli spazi pubblici. Di certo, a quanto sembra, una poltrona nel governo Le Pen non sarà negata alla nipote della leader, Marion Maréchal.
Emmanuel Macron, che al contrario di Le Pen è passato in un mese da oltre il 30% al 26%, paga ancora in queste ore la sua assenza dalla campagna elettorale e l’insistenza su una politica che non lo premia sul piano della popolarità: la sua prima riforma, continua a ripetere, sarà l’innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile. L’apertura di un’inchiesta sul caso McKinsey, lo studio americano di consulenze al quale ha fatto ricorso il governo a più riprese, contribuisce a minare la popolarità del presidente uscente.
A sperare ancora in un improbabile exploit è Jean-Luc Mélenchon, il "tribuno" de La France Insoumise che continua a tenere comizi su tutto il territorio e la cui crescita nelle ultime settimane è più spettacolare di quella di Le Pen: dal 9% al 16% di oggi, un terzo posto ormai saldamente nelle sue mani. Sotto al 10% sia Valérie Pécresse, la scommessa perduta dei Républicains (François Fillon nel 2017, nonostante fosse al centro di un clamoroso scandalo, sfiorò il 20%), sia Zemmour.
Addirittura sotto alla soglia minima per essere rimborsati delle spese elettorali tutti gli altri, anche Yannick Jadot, deludente leader dei Verdi. Resta al 2% Anne Hidalgo, sindaca socialista di Parigi che non conferma su scala nazionale la popolarità nella capitale. Grandi manovre in corso nel Ps, quasi certo di battere di nuovo il suo primato di peggior risultato alle presidenziali.