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Il reportage: una giornata di guerra in Ucraina

Residente a Kiev, con una mamma bloccata vicino al confine con la Russia, la giornalista ci racconta le ore che hanno seguito l’invasione di ieri.

A Kiev si cerca rifugio nelle stazioni della metropolitana (Keystone)
25 febbraio 2022
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Ore 5. Svegliarsi al suono delle esplosioni fa davvero paura. Un disastro ce lo aspettavamo, d’accordo, ma speravamo comunque in qualcosa di meno tragico. Sono addirittura due i bombardamenti che mi svegliano a quest’ora facendomi sobbalzare, e la prima cosa che penso è "ma com’è possibile? Sono già arrivati qui a Kiev?" Nella mente ripasso la lista che mi ero preparata da tempo: ‘Cose da fare in caso di un’invasione russa’. Pian piano ricomincio a respirare, ingoio un calmante, accosto al letto la mia valigia per le emergenze e inizio a seguire le cronache degli attacchi: non ‘solo’ nel Donbass e qui ma a Charkiv, Mariupol, Berdiansk, Sumy e tanti altri centri.

Ore 6. A Charkiv, vicino al confine con la Russia, ci abita mia mamma. Preoccupata, la chiamo: "Fai la valigia e raggiungimi, poi scapperemo a Occidente". Ma mia madre deve recuperare la valigia in un altro appartamento e non vuole scappare senza salutare mio nonno, troppo vecchio per andarsene con noi. Andrà a finire che si attarderà troppo, e uno scontro fuori dalla città renderà troppo pericoloso per lei lasciare il centro e cercare di venire da me.

Ore 10. La collega giornalista Olena Maksymenko è in viaggio per Kiev: "Abbiamo lasciato il Dnepr non appena è iniziato un massiccio bombardamento, alle sei. C’è un sacco di fumo sulla città, devono avere colpito un deposito o un aeroporto. La strada è trafficata, ci sono lunghe file alle pompe di benzina. Le donne ai lati della strada, che di solito vendono mele, ora vendono taniche per la benzina".

Ore 14. Parecchi amici sono andati al punto di raccolta per arruolarsi nella difesa territoriale. Con il mio gruppo volevamo preparare delle reti mimetiche, ma dovremo rimandare. Ludmila, la leader del gruppo, mi ricorda che "si è formato nel 2014, durante le proteste del Maidan, presso l’Istituto di fisica teorica. È da otto anni che facciamo queste reti con materiali di scarto, sono più leggere e maneggevoli di quelle industriali e sono molto importanti per il nostro esercito. Scegliamo il colore a seconda delle zone in cui andranno utilizzate, marroni per le steppe, verdi per i boschi. Siamo arrivati a 6’500 metri quadri. Abbiamo anche raccolto fondi per una tenda militare e due generatori che volevamo comprare oggi, ma i servizi di pagamento postali non funzionano".

Ore 16. Sempre la mia collega Olena: "Alla radio dell’esercito ci dicono: ‘Se la trasmissione dovesse interrompersi non preoccupatevi, vuol dire che è iniziato il bombardamento e ci stiamo trasferendo in un rifugio. Riprenderemo da lì’. Parte una sirena, alcuni abbandonano le auto nel panico. Eppure alcuni residenti continuano a passeggiare tranquilli coi loro cagnolini. Io sono bloccata. Vedo gente che si avvia verso ovest con valigie e sacchi a pelo. Forse si recano alla stazione dei bus, forse più in là. Alcuni fanno l’autostop".

Ore 17. Oksana Sirko, 36 anni, vicedirettrice della Ngo ‘Art Embassy: "Viviamo nel centro di Charkiv. Dalle 5 di stamattina sentiamo colpi ed esplosioni in tutte le zone della città. Ma sai qual è la cosa più surreale? Che la giornata è stupenda, il sole splende, fa caldo… Intanto però abbiamo quasi finito acqua e cibo. Così, verso mezzogiorno, siamo dovuti uscire di casa. Non saprei esprimere appieno la mia ammirazione per questa gente: qualcuno, nonostante la paura che si respira nell’aria, ha lasciato del pane nelle nostre bucalettere. Se la gente si prende cura del prossimo, allora vincerà di sicuro".

Ore 17.30. Ivan Nevmerzhitskiy, Istituto militare dell’Università Taras Shevchenko: "Ora anche nel centro di Kiev siamo in assetto bellico, tutte le unità militari sono pronte a combattere, siamo pronti a respingere l’aggressione. Siamo preparati a una battaglia strada per strada. Ma speriamo che non sia necessario, speriamo di riuscire a respingerlo prima. Le bombe di stamattina hanno rappresentato i primi atti intimidatori, per seminare il caos e il panico tra la gente e i soldati. Però noi siamo pronti, il morale è alto, non abbiamo paura di nessuno. Per ora vedo che i danni principali sono quelli ai depositi dell’esercito, alle piste aeree e ad altre infrastrutture militari. L’esercito si aspetta che possano arrivare altri missili. Ma gli obiettivi più strategici, come la centrale elettrica Kakhovka, sono già stati riconquistati dalle forze ucraine: la bandiera blu e gialla ha ripreso a sventolarvi sopra. Le battaglie più dure si stanno combattendo nei pressi dell’aeroporto militare di Charkiv".

Ore 18. La notizia migliore è che i ragazzi sul fronte di Luhansk sono vivi e combattono. Da una linea telefonica che continua a cadere ci dicono: "Gloria all’esercito! Gloria all’Ucraina! Morte al nemico!" Intanto le persone cercano i rifugi bellici, ma quello qui accanto è chiuso. Tanti scendono nelle viscere della metropolitana. Il direttore di Gwara Media Serhii Prokopenko, con voce esausta, mi dice da Charkiv che gran parte della redazione si è rifugiata in una cantina.

Sempre ore 18. Anatoly, fotografo: "Scatto foto al fronte da stamattina alle 4.58, quando i bombardamenti a Donetsk, nella zona dell’aeroporto di Kramatorsk, sono cominciati. Il lanciarazzi doveva essere un Mb-30 ‘Smerch’. Due missili sono passati fischiando sui tetti delle nostre case e sono esplosi con fragore. Poi è stata annunciata l’invasione. Ho provato a prelevare denaro. È giunta notizia di un attacco separatista nella città di Shchastia, nell’oblast di Luhansk. Prima hanno fatto irruzione i russi, poi gli Ucraini li hanno sgomberati. L’esercito ha sconsigliato di girare per la città, per il rischio di cecchini".

Speriamo che questa guerra terribile, che si trascina da ormai otto anni, finisca senza più tante vittime. Speriamo che non degeneri in una terza guerra mondiale.

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