Estero

Diciott’anni senza il Pirata. Sulla cui morte si indaga ancora

Il 14 febbraio 2004, a Rimini veniva rinvenuto il corpo senza vita di Marco Pantani. L’inchiesta, giunta al terzo capitolo, prosegue

Ricordiamolo così
(Keystone)
13 febbraio 2022
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Domani – proprio nel giorno di San Valentino – saranno 18 anni dalla morte di Marco Pantani, indimenticato (e chiacchierato) campione di ciclismo, e mentre Cesenatico (Provincia di Forlì-Cesena, Emilia-Romagna) – e lo stuolo di innamorati del romagnolo sparsi per l’Italia e il mondo – si prepara a una commemorazione in chiesa, organizzata dalla famiglia, la terza indagine sulla fine del ‘Pirata’ prosegue.

Negli scorsi giorni, il tassista che asserisce di aver accompagnato due donne al residence Le Rose di Rimini (dove il 14 febbraio 2004 Pantani fu trovato senza vita) è stato interrogato dai carabinieri di Rimini. Il tassista avrebbe confermato l’episodio, ma le generalità delle due donne sono ancora tutte da confermare.

A spingere per la riapertura di una terza indagine, dopo che le due precedenti si erano concluse con l’archiviazione del caso come morte causata da un mix di droga e farmaci, è Tonina Belletti, la mamma di Pantani che lo scorso 4 febbraio era stata sentita dai militari per tre ore e mezza. Agli uomini del nucleo investigativo del reparto operativo di Rimini, la madre dello scalatore – capace di vincere Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno, il 1998 – aveva detto che «Marco non era solo la notte che è morto, con lui c’erano due escort».

Ad ogni modo il nuovo fascicolo della Procura della Repubblica di Rimini, che ha archiviato l’ultima indagine nel 2015, è ancora oggi, anche dopo nuove testimonianze, disposto su modello 45 che viene utilizzato per l’iscrizione di un fascicolo nel registro degli atti non costituenti notizie di reato.

Nei prossimi giorni, si capirà se dopo la testimonianza del tassista sarà possibile ipotizzare nuovi reati come l’omissione di soccorso a carico di persone da identificare. Al termine della prima indagine, nel 2005 per il reato di morte conseguenza ad altro reato, ossia lo spaccio che causò l’overdose di Pantani, Fabio Miradossa e Ciro Veneruso patteggiarono condanne rispettivamente a quattro anni e dieci mesi e tre anni e dieci mesi, mentre la seconda indagine si chiuse nel 2016, dopo nuove perizie medico legali, confermando sostanzialmente le risultanze della prima.

Al di là del riverbero giudiziario della morte del ciclista romagnolo, domani Cesenatico e l’intero pianeta delle due ruote, sono pronti a commemorarlo a 18 anni dalla scomparsa, un giorno dopo quello che sarebbe stato il suo 52esimo compleanno. Epicentro del ricordo, la sua città natale, in cui sono attesi appassionati da tutta la Penisola.

Il cimitero – che sarà aperto dalle 7 alle 17 – è storicamente meta di tante persone che accorrono in sella a una bicicletta, ma anche lo Spazio Pantani, museo gestito dalla famiglia a fianco della stazione ferroviaria, il monumento in bronzo dedicato a Marco in Piazza Marconi o il celebre chiosco di piadine appartenuto alla famiglia figurano tra i luoghi in cui indirizzare un pensiero al ‘Pirata’ con la bandana gialla. A sera, alle 20, infine, si terrà una messa.

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