Estero

Ucraina: si rischia di passare dal poker al Risiko

Scontro Usa-Russia, presto un colloquio tra Biden e Putin per scongiurare la guerra. Ma la situazione sta precipitando

Volontari ucraini nel Donbass (Keystone)
2 dicembre 2021
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Le prove di guerra s’intrecciano alle prove di dialogo, in un mix potenzialmente esplosivo che sa tanto di giochi pericolosi. Perché basta un niente per passare dal poker al risiko. A dare le carte, per ora, sono (a turno) Russia e Usa. Al tavolo naturalmente siedono anche Ue e Ucraina. Ma oggi è stato il momento del faccia a faccia a Stoccolma tra il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il suo omologo americano Antony Blinken. Il confronto a tratti è stato molto duro.

Il segretario di Stato ha ribadito la linea della fermezza di Washington: se Mosca “aggredirà" Kiev, le conseguenze saranno "pesanti”, dunque meglio “stemperare” e lasciare spazio alla diplomazia. La Russia però non ci sta. La disputa non è nuova ma ora, dopo ben sette anni di stallo, i nodi stanno venendo al pettine. Il punto è sempre lo stesso. L’allargamento a est della Nato infrange le linee rosse di Mosca. Le autorità ucraine, è il ragionamento del Cremlino, forti del sostegno occidentale stanno alzando la posta in gioco e di fatto non attuano il loro ‘pezzo’ di accordo di Minsk, trasformando l’autonomia del Donbass, l’area contesa del sud del Paese a maggioranza russofona, in un miraggio.

“Ostilità probabili”

“Le ostilità sono ancora molto probabili, la retorica aggressiva di Kiev suggerisce un possibile scenario militare nel Donbass“, ha messo in guardia il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov. Di più. Ieri al Parlamento il presidente Volodymyr Zelensky ha espressamente parlato di “riprendere” la Crimea. "Per noi questa è una minaccia diretta, che comprende anche l’uso della forza”, ha precisato Peskov. E si sa, Mosca non considera negoziabile la Crimea. Che è tornata russa, punto e basta. In questo scenario, teso, va considerato ogni segnale e sul cruscotto si stanno accendendo diverse spie. Il capo dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, ha dichiarato che in caso di guerra vera e propria chiederà "l’aiuto della Russia”. Difficile giocare a carte più scoperte di così.

Lavrov, seguendo la rotta tracciata da Putin, ha promesso “a breve“ la pubblicazione delle proposte di Mosca per una “cornice di garanzie” che stabilizzino la sicurezza nell’est europeo. "I tentativi della Nato di usare i nostri vicini come piazze d’appoggio per poi affrontare la Russia sono completamente inaccettabili”, ha tuonato Lavrov, allargando l’obiettivo non solo all’Ucraina ma anche (senza dirlo) alla Bielorussia (e forse anche alla Georgia). Il sunto del ministero, a colloquio ultimato, è cristallino: "Ignorare le legittime preoccupazioni della Russia e trascinare l’Ucraina nei giochi geopolitici degli Stati Uniti, sullo sfondo del dispiegamento delle forze della Nato nelle immediate vicinanze dei nostri confini, avrà le conseguenze più gravi e ci costringerà a prendere misure di ritorsione”. Ora la palla passa ai leader.

Summit imminente

Il summit (virtuale) tra Vladimir Putin e Joe Biden è dato come imminente, forse già nei “prossimi giorni", non appena si troverà la quadra fra le agende dei presidenti. Kiev, per parte sua, dice di non volere la guerra ma, nel salutare la partnership con gli Usa, assicura di lavorare “a stretto contatto” con Washington per sviluppare "un pacchetto completo di deterrenza, comprese severe sanzioni economiche, per demotivare la Russia da ulteriori mosse aggressive”. Parola del ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, che pure ha avuto un incontro con Blinken a margine della riunione dell’Osce.

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